L’ultimo rapporto Taxing wages 2025sulla tassazione dei redditi diffuso dall’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha fatto parlare per due aspetti critici che riguardano l’Italia.
Il primo è la consistenza del cuneo fiscale, cioè la sommatoria di imposte e contributi che gravano sul costo del lavoro. Il nostro paese risulta essere al quarto posto nella classifica delle 38 economie appartenenti all’area OCSE con valori in crescita nel 2024 di 1,61 punti percentuali. La crescita si spiega con i numerosi rinnovi contrattuali che hanno portato le retribuzioni di diversi lavoratori oltre la soglia dei 35.000 € per beneficiare del taglio contributivo con aliquota ridotta.
Ulteriore aspetto evidenziato dal rapporto è il livello drasticamente basso delle retribuzioni. Nonostante sia stato registrato un aumento del reddito netto dei lavoratori, grazie alla crescita dei salari reali imponibili e a una sostanziale invarianza delle aliquote fiscali effettive sul lavoro, nel 2024 l’ Italia è fanalino di coda per crescita dei salari attestandosi al 23° posto su 38 paesi.
Il combinato di questi due problemi tende a far pensare che la via per aumentare le buste paga passi dalla riduzione del cuneo fiscale. Le cifre del Taxing wages 2025 mostrano che il tema del peso dei contributi previdenziali e sociali è in realtà marginale rispetto ad altre questioni.
Il cuneo fiscale italiano per un lavoratore single con un reddito nella media si è attestato lo scorso anno al 47,1%, con una crescita dall’1,61% in più rispetto al 2023. Nell’area Ocse la media è del 34,9%.
A ben vedere, però, per una coppia con due figli il cuneo si riduce al 35,4%, con un vantaggio rispetto ai single di 11,7 punti, facendoci scendere dalla 4° alla 25° posizione quanto a “peso” sul costo del lavoro.
Se si da uno sguardo ad altri paesi il cuneo è più alto in Francia (47,2), Germania (47,9) e Belgio (52,6), paesi dove sia i redditi lordi che quelli netti sono comunque molto più elevati rispetto all’Italia.
Il lavoratore singolo, infatti, nel 2024 ha dichiarato un reddito lordo di 35.616 euro in Italia, di 44.968 euro in Francia, di 63.288 in Germania.
Differenze così gradi di reddito non si giustificano solo con il peso dei contributi sulla busta paga, ma chiamano in causa la struttura del sistema produttivo nazionale, caratterizzato da tante piccole imprese, e da una bassa produttività.
Il 45% dei lavoratori italiani dipende da un’impresa con meno di 10 dipendenti, contro il 30% della Francia, il 19% della Germania e il 29,5% dell’Ue-28. Le nostre imprese piccole sono anche molto meno produttive delle loro concorrenti europee, dunque meno capaci di offrire buone retribuzioni, soprattutto se attive in settori a basso valore aggiunto.
WST Law & Tax