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Piattaforme digitali : nel mirino UE ancora algoritmi e obblighi di trasparenza


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Contrastare i “falsi autonomi”, arginare il potere decisionale di algoritmi e Intelligenza Artificiale, oltre a obbligare le piattaforme digitali a una maggiore trasparenza verso i propri lavoratori .

Il Parlamento Ue ha approvato la propria posizione negoziale riguardante le misure per migliorare le condizioni di circa 28 milioni di lavoratori della GIG Economy. La posizione è stata adottata con 376 voti favorevoli, 212 contrari e 15 astensioni dopo due anni di intenso dibattito, relatrice l’eurodeputata italiana Elisabetta Gualmini. 

Con la posizione negoziale viene compiuto un ulteriore passo verso l’adozione della direttiva sulle piattaforme digitali [ COM 2021 (762) final ] pubblicata il 12 dicembre scorso, su iniziativa della Commissione parlamentare Ue per l’occupazione e gli affari sociali. 

Con questo provvedimento, le istituzioni europee mirano a risolvere una prima e fondamentale questione, quella relativa allo status occupazionale dei “ gig workers “. Un secondo aspetto trattato è quello che riguarda la volontà di disciplinare l’utilizzo da parte delle piattaforme digitali di algoritmi e intelligenza artificiale per monitorare e valutare i lavoratori. 

Lavoratori digitali, la dicotomia tra subordinato e autonomo - L’inquadramento occupazionale dei lavoratori digitali è il perno su cui ha ruotato in questi anni la strategia di gestione delle risorse umane nelle aziende che si avvalgono delle piattaforme digitali. 

In questa occasione l’ Italia si è dimostra lungimirante considerate le pronunce giurisprudenziali e i successivi interventi legislativi ( Legge 2.11.2019 n. 128 ) sulla corretta qualificazione del rapporto di lavoro che di fatto hanno anticipato le scelte del legislatore europeo. 

Non sono mancate inoltre aziende particolarmente virtuose come JUST EAT che hanno rivoluzionato il proprio modello organizzativo, stabilizzando con contratti di lavoro dipendente i propri riders e fornendo loro tutele economiche e normative anche dal punto di vista infortunistico ( JUST EAT ha lanciato e pubblicizzato il suo modello Scoober già nel marzo del 2021 ). 

Le tutele del lavoro nell’economia digitale

In ogni caso, per una corretta analisi del problema, non si può prescindere dalla considerazione che il regime autonomo può essere avvolte il frutto di un’autonoma scelta che consente di determinare con maggiore autonomia orari e disponibilità. E’ altrettanto vero che molto spesso le grandi piattaforme hanno calcato la mano sulla possibilità di privilegiare lavoratori autonomi, portando progressivamente i propri collaboratori a “condizioni di lavoro precarie prive di protezione sociale”.

Per porre fine a questa pratica, il Parlamento ha stabilito che lo status occupazionale definito dalla piattaforma potrà essere impugnato dal lavoratore, da un sindacato o da un’autorità nazionale. In caso di controversia alla piattaforma l’onere di dimostrare per quale motivo non si è proceduto alla stabilizzare il lavoratore. La direttiva, sulla falsa riga di quanto già prevede il nostro ordinamento, ha stabilito un elenco di criteri non obbligatori per determinare lo stato occupazionale dei gig workers: stipendio fisso, un orario di lavoro definito, l’utilizzo di sistemi di classificazione, monitoraggio o supervisione dei lavoratori, le regole relative all’aspetto o alla condotta, la possibilità per lavorare per terzi e la libertà limitata di scegliere un’assicurazione contro gli infortuni o un regime pensionistico. 

Stretta sugli algoritmi decisionali - Nel mirino del Parlamento e della Commissione UE tornano i sistemi decisionali automatizzati. 

La Direttiva affronta infatti la questione dell’autonomia decisionale dei sistemi di automatizzati, già in parte ponderata dalla Direttiva UE 2019/1152 recepita di recente con il DL 104/2022 ( cd. Decreto trasparenza ).

Nella relazione approvata, di cui è relatrice l’eurodeputata italiana Elisabetta Gualmini, viene sottolineato come le piattaforme digitali monitorano e valutano le prestazioni dei propri lavoratori, questi ultimi non hanno accesso alle informazioni su come funzionano gli algoritmi, quali dati personali vengono utilizzati e in che modo il loro comportamento influisca sulle decisioni prese dai sistemi automatizzati. IL Parlamento UE vuole pertanto legiferare affinché venga garantita la supervisione umana su tutti gli aspetti delle decisioni algoritmiche, in particolare su quelle decisioni che incidono in modo significativo sulle condizioni di lavoro. 

Trasparenza delle condizioni di lavoro: i sistemi decisionali o di monitoraggio automatizzati