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Cassazione: quando la contestazione disciplinare assolve il requisito della specificità


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Con la sentenza n. 6889 del 20.03.2018, la Cassazione afferma che il requisito della specificità della contestazione sussiste ogniqualvolta la stessa offra le indicazioni necessarie ed essenziali per individuare, nella sua materialità, il fatto o i fatti addebitati al lavoratore, a condizione che la mancata precisazione di alcuni elementi fattuali non determini un'insuperabile incertezza nell'individuazione dei comportamenti imputati, tale da pregiudicare in concreto il diritto di difesa del medesimo.

Il fatto affrontato

La società irroga un licenziamento per giusta causa al dipendente, reo di aver molestato alcune sue colleghe.
In conseguenza di ciò, il lavoratore propone ricorso giudiziale, sostenendo che la contestazione fosse generica (a causa della mancata indicazione dei nominativi di tutte le colleghe molestate ed a fronte dell’individuazione di una di esse solo mediante l’indicazione delle iniziali) e come tale inidonea a fargli comprendere i fatti realmente a lui imputabili, tanto da precludere il relativo diritto di difesa.

La sentenza

La Cassazione, preliminarmente, ribadisce che, a norma dell'art. 7 della l. 300/1970, la previa contestazione dell'addebito ha lo scopo di consentire al lavoratore la sua immediata difesa.
La contestazione disciplinare deve, infatti, delineare l'addebito così come individuato dal datore e tracciare i contorni della condotta ritenuta disciplinarmente rilevante, in modo tale da perimetrare anche l'ambito dell'attività difensiva del lavoratore.
La contestazione inviata al lavoratore, pur senza essere analitica, deve, dunque, contenere l'esposizione dei dati e degli aspetti essenziali del fatto materiale nei quali il datore abbia ravvisato infrazioni disciplinari.

Il suddetto requisito della specificità della contestazione, secondo i Giudici di legittimità, non deve, però, rimanere imbrigliato all’interno di schemi rigidi e prestabiliti, dovendosi considerare tale onere assolto in tutti i casi in cui il datore abbia fornito al lavoratore le indicazioni necessarie ed essenziali per individuare, nella sua materialità, il fatto addebitato, e non abbia posto il prestatore dinnanzi ad un'insuperabile incertezza nell'individuazione dei comportamenti imputati, tale da pregiudicare in concreto il diritto dello stesso a difendersi.

Su tali presupposti, la Suprema Corte ha parzialmente accolto il ricorso incidentale proposto dalla società, cassando con rinvio la sentenza impugnata, affinché il Giudice di merito valuti se, nel caso di specie, la contestazione permettesse al dipendente di individuare correttamente i fatti addebitatigli.

A cura di Fieldfisher