Con la sentenza n. 19731 del 25.07.2018, la Cassazione afferma la legittimità di un licenziamento per giustificato motivo oggettivo, anche nell’ipotesi in cui dopo il recesso il datore sia ricorso per periodi di breve durata all’assunzione di nuovi lavoratori mediante contratti a tempo determinato o rapporti interinali.
Il fatto affrontato
Il lavoratore impugna giudizialmente il licenziamento per g.m.o. irrogatogli a seguito della chiusura del reparto cui era adibito.
A sostegno della propria domanda deduce che l’azienda, dopo il recesso, aveva fatto ricorso a nuove risorse esterne.
La sentenza
La Cassazione, confermando quanto stabilito dalla Corte d’Appello, afferma che laddove la società dimostri che l'abbattimento dei ricavi che ha indotto all'effettiva soppressione del reparto sia stato effettivo, imponente e realizzato in un momento di reale difficoltà aziendale, la stessa ha il diritto di recedere dal rapporto instaurato con gli addetti al soppresso reparto.
Secondo i Giudici di legittimità non è a ciò ostativo che parte datoriale, per una più economica gestione dell'impresa a seguito di un protratto periodo di crisi di risultati e di difficoltà di mercato, redistribuisca le mansioni in precedenza assegnate al lavoratore licenziato al personale residuo, anche mediante lavoro straordinario, oppure ricorra, per tempi assolutamente limitati, a risorse esterne ingaggiate per via interinale o con contratti a termine.
Per la sentenza, infatti, ciò non inficia la genuinità della scelta datoriale, in quanto sia il maggiore esborso per le maggiorazioni salariali dovute ai lavoratori impiegati in extra time sia le spese affrontate per nuove assunzioni per periodi di punta circoscritti sono senz'altro inferiori ai costi per il mantenimento di una unità di personale assunta a tempo indeterminato.
Su tali presupposti, la Suprema Corte respinge il ricorso proposto dal lavoratore, confermando la legittimità del licenziamento per g.m.o. irrogatogli.
A cura di Fieldfisher