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Cassazione: legittimo il licenziamento del dirigente che non collabora con i vertici aziendali


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Con l’ordinanza n. 8659 del 28.03.2019, la Cassazione afferma che è passibile di licenziamento il dirigente che tenga una condotta ostile nei confronti dei vertici societari, dovendosi considerare un tale comportamento lesivo del vincolo fiduciario.

Il fatto affrontato

Il lavoratore, dirigente presso un’impresa specializzata nella raccolta dei rifiuti, impugna giudizialmente il licenziamento irrogatogli per aver assunto, in più occasioni, comportamenti eccessivamente critici nei confronti del consiglio di amministrazione e del presidente della società, tali da essere considerati lesivi dell’immagine dell’azienda.

L’ordinanza

La Cassazione, confermando la statuizione della Corte d’Appello, afferma, preliminarmente, che la nozione di giustificatezza del recesso intimato ad un dirigente si discosta, sia sul piano soggettivo che oggettivo, da quella di giustificato motivo.
Ciò, da un lato, perché più forte è il rapporto fiduciario che lega il dirigente al datore di lavoro in virtù delle mansioni affidate e, dall'altro, perché lo sviluppo di diverse strategie di impresa può rendere nel tempo non pienamente adeguata la concreta posizione assegnata al dirigente nella articolazione della struttura direttiva dell'azienda.

Per i Giudici di legittimità ne consegue che, a fronte della condotta di un dirigente caratterizzata da un atteggiamento non collaborativo e teso a screditare i vertici aziendali, il licenziamento al medesimo irrogato deve essere considerato un provvedimento legittimo e non arbitrario, in quanto dettato dall’esigenza di recuperare un rapporto armonico tra organo amministrativo e livelli dirigenziali.

Su tali presupposti, ritenendo che, nel caso di specie, il comportamento del dirigente avesse irreversibilmente compromesso il vincolo fiduciario, la Suprema Corte respinge il ricorso dal medesimo avanzato e conferma la legittimità del recesso irrogatogli.

A cura di Fieldfisher