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Cassazione: reintegra del lavoratore in caso di mancata indicazione dei criteri di scelta


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Con l’ordinanza n. 22366 del 06.09.2019, la Cassazione afferma che la violazione dei diritti di informazione e consultazione dei lavoratori - consacrati dalla Carta di Nizza quali diritti fondamentali dell’UE - porta all’illegittimità del licenziamento collettivo irrogato.

Il fatto affrontato

Il lavoratore impugna giudizialmente il licenziamento irrogatogli nell’ambito di una procedura collettiva.
La Corte d’Appello accoglie la predetta domanda e reintegra il dipendente, sul presupposto che la società datrice - nelle comunicazioni inviate ai dipendenti ed alle organizzazioni sindacali - non aveva in alcun modo indicato i criteri di scelta del personale licenziato.

L’ordinanza

La Cassazione, confermando la statuizione della Corte d’Appello, afferma che, nei licenziamenti collettivi, la procedura di informazione e consultazione dei rappresentanti dei lavoratori è un evento strutturale e fisiologico nella gestione dell'impresa, che pone a carico della parte datoriale un vincolo procedurale - che si pone quale contrappeso rispetto alla libertà di iniziativa economica - elevato al rango di diritto fondamentale dell'Unione Europea.

La CGUE, infatti, ha – in più occasioni – affermato che il diritto all'informazione e alla consultazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti sindacali, consacrato dall'art. 27 della Carta dei diritti fondamentali dell'UE, rappresenta un nucleo inderogabile da parte delle normative interne dei vari Stati membri.

Secondo i Giudici di legittimità, pertanto, l'omessa indicazione dei criteri di scelta del personale in eccedenza da parte datoriale nella fase di consultazione, determina una violazione tale da riverberare i propri riflessi sulla legittimità del provvedimento espulsivo irrogato.

Per la sentenza, in tali ipotesi, si integra una violazione grave che porta alla reintegra del lavoratore licenziato, diversamente da quanto accade nel caso in cui vi sia, invece, un’applicazione errata dei criteri di scelta.

Su tali presupposti, la Suprema Corte respinge il ricorso della società, confermando l’obbligo della stessa di reintegrare il lavoratore licenziato.

A cura di Fieldfisher