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ANAC – Terzo report annuale sul whistleblowing


Whistleblowing
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L’Autorità Nazionale Anticorruzione ha presentato il 28 giugno 2018, presso il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo in Roma, il 3° Rapporto annuale sul whistleblowing.


Per un efficace inquadramento normativo leggi anche le recensioni e gli approfondimenti di Lavoro sì:
1. Parlamento: Whistleblowing – Tutele per chi segnala reati o irregolarità sui luoghi di lavoro.

2. Whistleblowing e tutela dei segreti di interesse aziendale.

3. Confindustria - La disciplina in materia di whistleblowing. Nota illustrativa - gennaio 2018.

4. Cassazione: whistleblowing, se la segnalazione è utilizzata in ambito penale l’autore non può       rimanere anonimo


In sintesi i dati relativi al monitoraggio delle segnalazioni evidenziano un aumento costante dei whistleblower, passati da 3 nel 2014 a 364 nel 2017 e ben 334 nei primi cinque mesi del 2018. Considerazioni sulla fondatezza delle segnalazioni sottolineano come sempre più spesso la tutela di chi segnala illeciti e irregolarità civili, penali e amministrative nella pubblica amministrazione o nel privato finisca per diventare strumento per dare sfogo a invidie all’interno dei luoghi di lavoro.

Proprio il grande incremento di segnalazioni avutosi a partire dal 2017 è il primo dato che colpisce analizzando il Rapporto. Tra il 2015 e il 2016 il numero di fascicoli aperti annualmente dall’Anac non ha superato le 180 unità, con una media di circa 150. Nell’anno della sopracitata riforma, invece, tale cifra è cresciuta fin oltre le 350 unità, corrispondenti a quasi 900 protocolli (ad ogni segnalazione viene assegnato un numero di protocollo; per ragioni di “connessione oggettiva o soggettiva” più segnalazioni possono essere accorpate in un’unica pratica). Dato destinato a crescere ulteriormente nel 2018 in quanto, solo nei primi cinque mesi dell’anno, le procedure avviate dall’Autorità hanno già superato quota 330 (oltre 600 le segnalazioni ricevute, con una media mensile più che raddoppiata rispetto all’anno precedente).

È poi interessante prendere in considerazione l’area geografica di provenienza delle segnalazioni. Con valori sostanzialmente sovrapponibili fra 2017 e 2018, la maggioranza relativa dei whistleblower si colloca nel sud del Paese (43 per cento circa), seguono il nord (poco oltre il 32 per cento) ed il centro (quasi il 22 per cento).

Quanto alla qualifica del soggetto segnalante, rilevantissima è la porzione di dipendenti pubblici (circa il 66 per cento nel 2017 e il 56 per cento nei primi mesi del 2018), di molto superiore a quella seguente dei dirigenti (quasi 15 per cento e circa 12 per cento, rispettivamente, nel 2017 e 2018). Molto significativo, nel 2018, il numero delle segnalazioni provenienti da dipendenti di dipendenti o collaboratori di aziende private che lavorano per la pubblica amministrazione ovvero di dipendenti di enti pubblici privati o di enti di diritto privato sottoposti a controllo pubblico.

Le tipologie delle condotte illecite maggiormente segnalate afferiscono ai demansionamenti e trasferimenti illegittimi derivanti da segnalazioni (19 per cento nel 2017 e 25 per cento nel 2018), alla cattiva amministrazione (circa 21 per cento e poco oltre 22 per cento), nonché all’illegittimità degli appalti (17 per cento e 13 per cento).

Fonte: ANAC