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Privacy : Nuove linee guida per la conservazione delle password


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Ad inizio mese, il Garante della Privacy ha diffuso con un proprio comunicato stampa sul proprio portale istituzionale nuove linee guida per la conservazione delle password, fornendo importanti indicazioni sulle misure tecniche da adottare.

Il provvedimento intende fornire indicazioni su modalità e tempi di conservazione delle password, rivolgendosi in primo luogo a tutti i titolari e i responsabili del trattamento che conservano credenziali di autenticazione di utenti di servizi in loro gestione.   

Sono rivolte a tutte le imprese e le amministrazioni che, in qualità di titolari o responsabili del trattamento, conservano sui propri sistemi le password dei propri utenti a soggetti che accedono a banche dati di particolare rilevanza o dimensioni (es. dipendenti di pubbliche amministrazioni), oppure a tipologie di utenti che abitualmente trattano dati sensibili o giudiziari (es. professionisti sanitari, avvocati, magistrati).

L’obiettivo delle Linee Guida è quello di fornire raccomandazioni sulle principali misure tecniche ritenute attualmente più sicure per la conservazione delle password, in modo da evitare che le credenziali di autenticazione (username e password) possano venire violate e finire nelle mani di cybercriminali, per essere poi messe online o utilizzate per furti di identità, richieste di riscatto o altri tipi di attacchi.

Le password giocano un ruolo determinante nel proteggere la riservatezza in ambito digitale. Molte violazioni dei dati personali sono infatti strettamente collegate alle modalità di protezione delle password. Troppo spesso furti di identità sono causati dall’utilizzo di credenziali di autenticazione informatica archiviate in database non adeguatamente protetti con funzioni crittografiche. Studi di settore dimostrano che il furto di username e password consente ai cybercriminali di commettere numerose frodi a danno delle vittime. I dati rubati vengono utilizzati per entrare illecitamente nei siti di intrattenimento (35,6%), nei social media (21,9%) e nei portali di e-commerce (21,2%). In altri casi, permettono di accedere a forum e siti web di servizi a pagamento (18,8%) e finanziari (1,3%).  

 

Fonte: Garante Privacy