Con l’ordinanza del 17.05.2021, il Tribunale di Venezia afferma che il blocco emergenziale dei licenziamenti, prorogato per effetto del DL 104/2020, si applica anche ai datori di lavoro che non abbiano fruito degli ammortizzatori sociali con causale COVID-19.
Il fatto affrontato
Il lavoratore impugna giudizialmente il licenziamento per giustificato motivo oggettivo irrogatogli il 15.09.2020, a seguito dell’avvio della procedura di cui alla L. 604/1966 in data 13.03.2020 e della relativa iniziale sospensione in virtù del blocco emergenziale dei recessi introdotto con il DL 18/2020.
L’ordinanza
Il Tribunale di Venezia rileva, preliminarmente, che risulta irrilevante la circostanza che la società resistente non abbia fruito di alcun ammortizzatore sociale istituito in ragione dell’emergenza COVID.
Per l’ordinanza, infatti, l'art. 1 del DL 104/2020 ha confermato il divieto di licenziamento per giustificato motivo oggettivo sia per i datori di lavoro che avevano iniziato a fruire della Cassa integrazione (o dell'esenzione contributiva alternativa) sia per i datori che non avevano ancora fruito delle predette misure.
Secondo il Giudice, invero, se si escludessero dall'ambito soggettivo del divieto di licenziamento:
- i datori che pur potendo accedere agli ammortizzatori, non vi hanno fatto ricorso, si farebbe dipendere l'ambito del divieto da una decisione unilaterale dell'azienda, disancorandola da elementi obiettivi;
- i datori che non hanno utilizzato la CIG perché non hanno patito sospensioni o riduzioni di attività causa COVID, si creerebbe la possibilità per gli stessi di procedere al licenziamento per poi fruire degli ammortizzatori in virtù di una eventuale modificazione dello stato di fatto.
Su tali presupposti, il Tribunale di Venezia accoglie il ricorso del lavoratore, dichiarando nullo il licenziamento in quanto irrogato in violazione di una norma imperativa.
A cura di Fieldfisher