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Tribunale di Taranto: è legittimo criticare su Facebook le precedenti gestioni aziendali?


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Con la sentenza del 26.07.2021, il Tribunale di Taranto afferma che non può avere valenza disciplinare e non può, quindi, legittimare il licenziamento, il post con cui il lavoratore su Facebook attacca genericamente ed indirettamente le precedenti proprietà della società datrice.

Il fatto affrontato

Il lavoratore impugna giudizialmente il licenziamento irrogatogli per aver pubblicato sul proprio profilo Facebook un post contenente espressioni che, seppur indirettamente, potevano considerarsi gravemente lesive dell’immagine e della reputazione aziendale.
In particolare, il dipendente aveva accusato i produttori di una fiction televisiva di non aver avuto il coraggio di indicare, quali responsabili della morte di un bambino, i proprietari dell’azienda presso cui lo stesso lavorava, ma che all’epoca dei fatti erano diversi dai suoi attuali datori.

La sentenza

Il Tribunale deduce, preliminarmente, che anche una condotta extra-lavorativa, quale la pubblicazione di un post denigratorio della proprietà aziendale sul profilo Facebook personale, può avere una rilevanza disciplinare.

A tal fine, per il Giudice è necessario che il post non solo contenga affermazioni gravemente offensive esorbitanti dal diritto di critica, ma che faccia un riferimento intenzionale e diretto alla società.
Circostanza, questa, assente nel caso di specie, ove le parole denigratorie erano rivolte alla diversa compagine societaria che possedeva l’azienda nei primi anni 2000.

Secondo la sentenza, non potendosi, dunque, ricondurre i fatti oggetto di addebito al piano di rilevanza degli obblighi di fedeltà a carico del lavoratore o correlare ad essi l’inosservanza dei generali principi di correttezza e buona fede contrattuale, è da escludere che detta condotta extra-lavorativa possa assumere rilievo disciplinare.

Su tali presupposti, il Tribunale di Taranto accoglie il ricorso, reintegrando il dipendente a fronte dell’insussistenza del fatto contestatogli.

A cura di Fieldfisher