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Cassazione: illegittimo il licenziamento irrogato per le troppe assenze che non abbiano superato il periodo di comporto


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Con la sentenza n. 15523 del 13.06.2018, la Cassazione afferma che deve considerarsi illegittimo il licenziamento per giustificato motivo oggettivo irrogato per eccessiva morbilità, nel caso in cui le assenze del lavoratore non abbiano superato il periodo di comporto disciplinato dalla legge e dalla contrattazione collettiva.

Il fatto affrontato

Il lavoratore impugna giudizialmente il licenziamento per giustificato motivo oggettivo irrogatogli per lo scarso rendimento dovuto all’elevato numero di assenze, non tali, però, da esaurire il periodo di comporto.

La sentenza

La Cassazione, confermando quanto stabilito dalla Corte d’Appello, afferma, preliminarmente, che la non utilità della prestazione per il tempo della malattia è un evento previsto e disciplinato dal legislatore con delle conseguenze che possono portare alla risoluzione del rapporto solo dopo il superamento del periodo di comporto, disciplinato dall'art. 2110 del c.c. e dalla contrattazione collettiva.

Secondo i Giudici di legittimità, dunque, le numerose assenze del dipendente per malattia non possono essere assunte quale giustificazione di un licenziamento per scarso rendimento, caratterizzato da un inadempimento, pur se incolpevole, del lavoratore, essendo improntate, invece, alla tutela della salute, che quale valore preminente ne giustifica la specialità.

Per la sentenza ne consegue, quindi, che le regole dettate dall'art. 2110 c.c. per le ipotesi di assenze determinate da malattia del dipendente prevalgono, in quanto speciali, sulla disciplina dei licenziamenti individuali e si sostanziano nell'impedire al datore di porre fine unilateralmente al rapporto sino al superamento del limite di tollerabilità dell'assenza (comporto) predeterminato dalla legge.

La stesse regole hanno, pertanto, la funzione di contemperare gli interessi confliggenti del datore e del lavoratore, riversando sull'imprenditore, entro un determinato tempo, il rischio della malattia del dipendente.

Su tali presupposti, la Suprema Corte ha respinto il ricorso proposto dalla società, dichiarando illegittimo il licenziamento dalla stessa irrogato al proprio dipendente prima del superamento del periodo di comporto.

A cura di Fieldfisher