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Cassazione: condizioni di legittimità del licenziamento per superamento del periodo di comporto


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Con la sentenza n. 21192 del 27.08.2018, la Cassazione afferma l’illegittimità di un licenziamento irrogato per superamento del periodo di comporto, qualora parte datoriale abbia omesso di dar seguito alla richiesta di proroga del beneficio prevista dalla contrattazione collettiva.

Il fatto affrontato

La lavoratrice, dipendente di un Ente locale, impugna giudizialmente il licenziamento irrogatole per superamento del periodo di comporto.
A fondamento della propria domanda, deduce di aver regolarmente avanzato l’istanza per chiedere di avvalersi dell'ulteriore periodo di assenza, che la contrattazione collettiva subordina ad una visita medica per verificare la gravità delle condizioni di salute, senza aver ottenuto alcuna risposta in merito da parte dell’Amministrazione.

La sentenza

La Cassazione, confermando quanto stabilito dalla Corte d’Appello, afferma che laddove il CCNL applicabile al rapporto preveda che, superato il periodo di comporto, al lavoratore che ne faccia richiesta possa essere concesso di assentarsi per un ulteriore periodo in casi particolarmente gravi, il datore ha un vero e proprio obbligo di sottoporre a visita l'interessato, a mezzo della competente commissione medica.
Tale circostanza, secondo la sentenza, rappresenta una condizione essenziale per la legittimità del licenziamento eventualmente irrogato, il quale in mancanza di detta visita deve considerarsi appunto illegittimo.

Applicando il suddetto principio al caso di specie, i Giudici di legittimità ritengono priva di fondamento la censura mossa alla sentenza di merito da parte dell’Amministrazione, secondo la quale l’affermazione “può concedere”, contenuta nella norma contrattuale, alluderebbe ad un potere discrezionale dell'Ente, che avrebbe, quindi, la facoltà di esercitarlo tenendo conto di tutti gli interessi connessi alle proprie esigenze organizzative e funzionali.
La Cassazione chiarisce, infatti, che l'ente non dispone di alcuna facoltà quanto all'attivazione del procedimento per l'accertamento delle condizioni di salute del dipendente che abbia avanzato la richiesta di proroga del periodo di comporto e abbia altresì manifestato la propria disponibilità a sottoporsi al prescritto accertamento sanitario

Su tali presupposti, la Suprema Corte, ritenendo violato il diritto della dipendente ad essere sottoposta al citato accertamento sanitario, respinge il ricorso proposto dalla Amministrazione, dichiarando illegittimo il licenziamento dalla stessa irrogato.

A cura di Fieldfisher