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Abuso di contratti a termine : Italia deferita alla Corte di Giustizia Ue


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La Commissione europea ha deciso di deferire l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea, sotto accusa l’impiego di contratti a termine non conforme alla normativa comunitaria .

E' solo di qualche settimana fa il tentativo del Governo di correre ai ripari con la previsione , contenuta all'interno del DL Salva Infrazioni, di indennizzi maggiorati in caso di utilizzo abusivo di contratti a termine, tale misura non è stata ritenuta sufficiente dall'Esecutivo europeo ( Contratto di lavoro a termine: risarcimenti illimitati con il Decreto Salva Infrazioni ).

Secondo la Commissione, l'Italia continua a non disporre delle norme necessarie per vietare la discriminazione in relazione alle condizioni di lavoro e l'utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato.

Con specifico riguardo al settore scolastico, la Commissione ha osservato che la legislazione italiana prevede criteri per la definizione della retribuzione dei docenti a tempo determinato senza tenere conto di una possibile  progressione salariale incrementale basata sui precedenti periodi di servizio. Ciò costituisce una discriminazione rispetto ai docenti assunti a tempo indeterminato, che hanno invece diritto a tale progressione salariale. In aggiunta, in violazione del diritto dell'Ue, l'Italia non ha adottato provvedimenti efficaci per prevenire l'utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato ai danni del personale amministrativo, tecnico e ausiliario nelle scuole pubbliche.

La decisione di deferire il caso alla Corte di giustizia dell'Unione europea ha dato seguito alle censure formulate nel parere motivato, in quanto la risposta dell'Italia non ha risolto in misura sufficiente le preoccupazioni della Commissione, lasciando impregiudicate un'ulteriore valutazione e possibili azioni future in riferimento alla mancanza di misure efficaci per prevenire e compensare l'abuso dei contratti a tempo determinato e la discriminazione dei lavoratori a tempo determinato anche in altri ambiti del settore pubblico.

Il recente decreto, puntando su un risarcimento definito in sede giudiziale e potenzialmente illimitato, nulla apporta all’utilizzo corretto della fattispecie contrattuale che dovrebbe presupporre, in ottica di prevenzione, alla riforma dei metodi di reclutamento.

Va avanti la procedura di infrazione sui giudici onorari

Contestualmente, la Commissione europea ha deciso di inviare un ulteriore parere motivato all'Italia per non aver allineato pienamente la legislazione nazionale applicabile ai giudici onorari al diritto del lavoro dell'Ue.

Il parere motivato supplementare [ INFR ( 2016 ) 4081 ] – atto immediatamente precedente al deferimento alla Corte - riguarda i giudici onorari entrati in servizio dopo il 15 agosto 2017, poiché' l'Italia non ha adottato misure per affrontare le questioni individuate dalla Commissione in un suo precedente parere motivato risalente al  luglio 2023. Secondo la Commissione, la legislazione italiana continua a non rispettare le norme dell'Ue sul lavoro a tempo determinato, il lavoro a tempo parziale e l'orario di lavoro ( trattasi degli accordi quadro allegato alla Direttiva 1999/70/CE ; accordo quadro allegato alla direttiva 97/81/CE e direttiva 2003/88/CE ).

Diverse categorie di giudici onorari - i giudici onorari della pace, i procuratori onorari e i giudici onorari - non godono dello status di 'lavoratori' ai sensi del diritto nazionale italiano e sono considerati volontari che prestano servizi su base 'onoraria'. Essi ricevono un trattamento meno favorevole di quello dei giudici a tempo indeterminato comparabili per quanto riguarda varie condizioni di lavoro, quali indennità in caso di malattia, infortunio e gravidanza, trattamento fiscale, ferie annuali retribuite, modalità e livello delle retribuzioni. Non ricevono alcun compenso in caso di abuso. Inoltre, non esiste un sistema per misurare il loro orario lavorativo.

La Commissione ha avviato la procedura di infrazione nel luglio 2021 con una lettera di messa in mora, seguita da un'ulteriore lettera di intimazione inviata nel luglio 2022 e da un parere motivato nel luglio 2023. Nonostante le previste modifiche legislative volte a garantire il rispetto del diritto dell'Ue per quanto riguarda i magistrati onorari in servizio al 15 agosto 2017, l'Italia non ha presentato piani per affrontare la questione dei giudici onorari assunti dopo tale data. La Commissione ha pertanto deciso di inviare un parere motivato all'Italia, che dispone ora di due mesi per rispondere e adottare le misure necessarie. In caso contrario, la Commissione può decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell'Unione europea.

a cura di WST Law & Tax