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Cassazione: l’utilizzo prolungato del pc di servizio per ragioni personali integra il reato di peculato


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Con la sentenza n. 40702 del 15.09.2023, la Cassazione penale afferma che integra il reato di peculato la condotta del dipendente che durante l’orario di servizio usa per scopi personali il pc affidatogli per ragioni di servizio, così “rubando” del tempo alla PA datrice.

Il fatto affrontato

Il pubblico dipendente viene imputato in relazione al reato di peculato per aver utilizzato sistematicamente, per circa quattro o cinque ore al giorno durante l'orario di servizio, la strumentazione informatica affidatagli, per svolgere ricerche di carattere personale, così omettendo di svolgere alcuna prestazione lavorativa ed addossando all'ente di appartenenza le spese e i costi per effettuare le predette ricerche telematiche.

La sentenza

La Cassazione rileva, preliminarmente, che il reato di peculato d'uso non è configurabile solo laddove l'uso di un bene di servizio sia episodico ed occasionale e non abbia, da un lato, leso la funzionalità della pubblica amministrazione e, dall’altro, causato un danno patrimoniale apprezzabile.

Secondo i Giudici di legittimità, dunque, il predetto reato si integra ogniqualvolta che il bene affidato per scopi di servizio venga usato per ragioni personali in maniera sistematica e prolungata.

Per la sentenza, infatti, in tali ipotesi il dipendente viene in concreto distolto dalle proprie mansioni, determinando una effettiva lesione dell'operatività della pubblica amministrazione.

Rinvenendo queste ultime circostanze nel caso di specie, la Suprema Corte cassa con rinvio la pronuncia di merito e dichiara il lavoratore colpevole del reato ascrittogli.

A cura di Fieldfisher