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Reddito di cittadinanza, Commissione Ue apre procedura di infrazione per il requisito della residenza


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Welfare italiano sotto inchiesta per violazione del diritto comunitario. La Commissione Ue ha aperto due distinte procedure di infrazione nei confronti dell’ Italia, ad oggetto due delle più importanti prestazioni di sicurezza sociale  : Reddito di Cittadinanza e Assegno Unico Universale. 

Reddito di cittadinanza - La messa in mora [ (INFR(2022)4024) ] dell’ Italia è stata decisa in quanto il suo regime di reddito minimo non è in linea con il diritto dell'UE in materia di libera circolazione dei lavoratori, diritti dei cittadini, soggiornanti di lungo periodo e protezione internazionale.

Nonostante la Legge di bilancio 2023 abbia avviato l’iter di abrogazione del Reddito di cittadinanza, tra le condizioni di accesso resta il requisito della residenza, in base al quale è richiesto il soggiorno nel territorio italiano nei 10 anni antecedenti alla presentazione della domanda, di cui 2 consecutivi. ( Reddito di cittadinanza : le novità della Legge di Bilancio ). 

A norma del regolamento (UE) n. 492/2011 e della direttiva 2004/38/CE, le prestazioni di sicurezza sociale come il "reddito di cittadinanza" dovrebbero essere pienamente accessibili ai cittadini dell'UE, lavoratori subordinati o autonomi o disoccupati, indipendentemente da dove abbiano soggiornato in passato. Inoltre, i cittadini dell'UE non impegnati in un'attività lavorativa dovrebbero poter beneficiare della prestazione alla sola condizione di essere legalmente residenti in Italia da almeno tre mesi. Oltre a ciò la direttiva 2003/109/CE prevede l'accesso alla prestazione anche per i soggiornanti di lungo periodo, provenienti da paesi terzi.

Il requisito dei 10 anni di residenza si configura pertanto come discriminazione indiretta, data la maggiore probabilità per i cittadini non italiani di non soddisfare il requisito. Ad essere discriminati anche  i beneficiari di protezione internazionale, ai quali è negato l'accesso alla prestazione in violazione della direttiva 2011/95/UE. 

Secondo la Commissione il riferimento alla residenza nei criteri di accesso alla prestazione, oltre ad essere discriminatorio, alimenta un ulteriore fenomeno : disincentiva il trasferimento all’estero per motivi di lavoro agli stessi cittadini italiani, in quanto il soggiorno di lunga durata determinerebbe al loro rientro la perdita dei requisiti. 

Un’altra procedura aperta è quella che riguarda l’Assegno Unico Universale. La prestazione appena revisionata dalla Legge di Bilancio 2023 ( Assegno Unico : Le novità in Legge di bilancio 2023 ) è  riconosciuta ai soli residenti in Italia da almeno due anni.

Anche in questo caso la Commissione ha rilevato la violazione del regolamento sul coordinamento della sicurezza sociale che vieta qualsiasi requisito di residenza per determinare l'accesso alle prestazioni.

L'Italia dispone ora di due mesi per rispondere alle osservazioni sollevate dalla Commissione. 

Fonte: Commissione UE