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Cassazione: quando una prestazione caratterizzata da elevata professionalità rientra nell’alveo della subordinazione


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Con la sentenza n. 15083 del 11.06.2018, la Cassazione afferma che, in presenza di prestazioni di lavoro caratterizzate da un'accentuata o particolare professionalità, il parametro distintivo della subordinazione deve necessariamente essere accertato o escluso mediante ricorso ad elementi sussidiari, che il giudice deve individuare in concreto.

Il fatto affrontato

La Corte d’Appello, confermando la sentenza di primo grado, respinge la domanda avanzata dalla lavoratrice e tesa ad ottenere l'accertamento della natura subordinata del rapporto intercorso con la società datrice.
A fondamento della propria decisione, i Giudici ritengono che la prestatrice - pur in presenza di una subordinazione “attenuata”, quale quella configurabile in un rapporto caratterizzato da una particolare professionalità - non è riuscita a dimostrare in giudizio la necessaria sussistenza di indici o elementi fattuali incompatibili con la qualificazione attribuita dalle parti al contratto di collaborazione professionale.

La sentenza

La Cassazione, confermando quanto stabilito dalla Corte d’Appello, afferma che in presenza di una prestazione caratterizzata da un'elevata o particolare professionalità, il primario parametro distintivo della subordinazione, intesa come assoggettamento del lavoratore al potere organizzativo del datore, deve essere necessariamente accertato o escluso mediante il ricorso ad elementi sussidiari (quali, l'osservanza o meno di un orario di lavoro, la necessità o meno di comunicare e giustificare le assenze, le modalità di erogazione del compenso), che il giudice deve individuare in concreto, accordando prevalenza ai dati fattuali emergenti dal concreto svolgimento del rapporto.

Ulteriormente, al fine di ricomprendere o meno il rapporto in esame nell’alveo della subordinazione, per i Giudici di legittimità, quando il vincolo risulti attenuato, a causa del concreto atteggiarsi del rapporto, occorre fare riferimento ai criteri sussidiari e complementari, da valutarsi nell'ambito di un apprezzamento globale della vicenda.
Tale operazione condurrà, quindi, ad una risposta positiva soltanto nel caso in cui venga ravvisato il suddetto vincolo, che si concretizza nella permanente disponibilità del lavoratore ad eseguire le istruzioni del datore.

Su tali presupposti, la Suprema Corte rigetta il ricorso proposto dalla lavoratrice, ritenendo l’attività svolta dalla stessa in un rapporto di mero coordinamento con la parte datoriale.

A cura di Fieldfisher