Il governo belga sta valutando l'introduzione della settimana lavorativa di quattro giorni senza riduzione dell'orario di lavoro, che consentirebbe un giorno di riposo in più ma allungherebbe l' orario di lavoro a nove ore e mezza, proposta accolta con poco entusiasmo e molti dubbi dai sindacati.
La misura è stata proposta all'interno di un ventaglio di misure per la riforma del lavoro che l'esecutivo belga intende inserire nelle trattative sul bilancio per il 2022.
A differenza di altri paesi, al momento la proposta governativa non ha generato consenso tra datori di lavoro e sindacati.
I suoi difensori sostengono che consentirebbe una migliore conciliazione tra vita professionale e lavorativa lasciando una giornata libera in più, ridurrebbe il rischio di problemi mentali associati al lavoro come "burn out" e sarebbe positiva per l'ambiente riducendo il pendolarismo.
Le voci critiche sono rivolte soprattutto al fatto che il carico di lavoro giornaliero aumenterebbe allungando la giornata lavorativa, dalle attuali 7 ore e 36 minuti a 9 ore e mezza. Ad essere messo in discussione sarebbe ovviamente anche il miglioramento del benessere per i lavoratore, e il presunto margine di miglioramento per la produttività aziendale.
Il Belgio si unisce a un dibattito avviato già da tempo che ha guadagnato ulteriore terreno in tutta Europa durante la pandemia di Covid-19. Quest'ultima ha imposto una profonda revisione dei canoni classici di organizzazione del lavoro anche con il ricorso masssivo allo smart working .
In Spagna, la multinazionale della moda Desigual ha deciso a fine ottobre di introdurre la settimana di quattro giorni con salari ridotti per i suoi dipendenti, una tendenza che altre grandi aziende, come Telefónica, stanno già esplorando e alcune più piccole stanno già applicando.
Il caso più rilevante è quello sollevato dall'Islanda, che tra il 2015 e il 2017 ha registrato una riduzione dell'orario di lavoro nel settore pubblico da 40 a 35 ore settimanali, ripartita su quattro giorni e senza riduzione salariale, che è stata abbinata a misure per migliorare la produttività, eliminando ad esempio compiti superficiali e riducendo la durata delle riunioni. Il risultato è stato un miglioramento del benessere e dell'equilibrio tra lavoro e vita privata per i dipendenti e la produttività è stata mantenuta o addirittura aumentata. Questo "successo" ha portato i sindacati a negoziare una riduzione dell'orario di lavoro per l'86% della forza lavoro del Paese, secondo i loro calcoli.
I sindacati belgi ora chiedono che la proposta prosegua ma seguendo nuove linee, ossia una settimana lavorativa ridotta a quattro giorni ma senza perdita di salario e con una ben definita disciplina del "diritto alla disconnessione".
La situazione belga, resta dunque da monitorare. Proposte del genere rappresenterebbero una controtendenza in Europa con effetti negativi su produttività e conciliazione tra lavoro e vita privata oltre a presentare concreti rischi per l' incolumità dei dipendenti adibiti a lavorazioni pericolose.