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Una pensione di garanzia contributiva per i giovani


calcolo della pensione di garanzia

Il futuro previdenziale dei giovani rappresenta un argomento di forte attualità in vista della prossima approvazione della Legge di Bilancio per l’anno 2020. Un possibile rimedio al futuro incerto è rappresentato dalla pensione di garanzia.

E’ cosa nota che i cambiamenti sociali e normativi degli ultimi 25 anni hanno interessato il sistema previdenziale e il mercato del lavoro, rischiando di minare la certezza del diritto alla pensione. Da qui l’esigenza di porre un rimedio con la pensione di garanzia.

Il passaggio da un sistema pensionistico retributivo a quello contributivo, miscelato alla contemporanea maggiore frammentazione contrattuale, difficilmente potrà assicurare, alle pensioni future, un importo adeguato in particolare per coloro che avranno carriere lavorative discontinue, brevi o con bassi salari.

Se la discontinuità delle carriere trova è legata all’oggettiva mancanza di opportunità lavorative o nell’incapacità di trovare un’occupazione confacente alle proprie aspettative, il problema del futuro previdenziale dei nati dopo il 1996 non assume solamente i connotati di un problema di misura ma diventerà presto un problema di diritto, cioè del momento in cui si può accedere alla pensione.

A differenza del sistema retributivo, dove si riusciva a garantire una prestazione pensionistica molto vicina al reddito dell’ultimo periodo, nel attuale sistema contributivo i criteri di “ neutralità attuariale “ richiedono un equilibrio fra contributi pagati e prestazioni pensionistiche che di per sé non prevede forme di solidarietà o redistribuzione come una pensione di garanzia.

Da ultimo alcune disposizioni delle più recenti riforme pensionistiche hanno ulteriormente aumentato l’iniquità nei confronti di coloro che hanno cominciato a versare i contributi dopo il 1996. Secondo le stime pubblicate in uno studio elaborato dalla CGIL intitolato “ Giovani e Pensioni: Rivolti al futuro “ a partire dal 2035 in poi, tenuto conto dell’adeguamento alle speranze di vita, il diritto alla pensione verrà maturato con i seguenti requisiti:

• 69 anni, con almeno 20 anni di anzianità e una pensione di importo non inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale (circa 687 euro valori 2019);
• 66 anni, con almeno 20 anni di anzianità e una pensione di importo non inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale (circa 1282 euro valori 2019);
• 73 anni, con anzianità non inferiore a 5 anni con qualsiasi importo di pensione maturata;
• Indipendentemente da età e importo si potrà ottenere la “pensione anticipata” in presenza di 44 o 45 anni di contribuzione (rispettivamente se donna o uomo).

In previsione della prossima Legge di Bilancio 2029 sono stati proprio le principali organizzazioni sindacali a proporre in più occasioni l’istituzione di una pensione di garanzia contributiva. Si tratterebbe in sostanza di un pensione minima dedicata a quei lavoratori che hanno iniziato a versare la contribuzione dopo il 1° gennaio 1996 e che vantano livelli di contribuzione bassi e discontinui per effetto di lavori atipici e precari. Per questi lavoratori sarebbero richiesti 20 anni di contribuzione e sarebbe garantita una pensione minima pari a 650 euro che potrebbero aumentare di 30 euro per ogni anno lavorativo in più.

Nella proposta attualmente al vaglio della maggioranza ci sarebbe addirittura la proposta di valorizzare previdenzialmente i periodi di discontinuità lavorativa e i periodi di formazione oltre all’eliminazione dei vincoli pensionistici previsti dal metodo contributivo poiché condizionano il diritto alla pensione al raggiungimento di determinati importi dell’assegno ( 1,5 e 2,8 l’assegno sociale per il pensionamento anticipato ).

ACDR