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Perequazione 2023 : Il taglio alla rivalutazione delle pensioni vale 36 mld di € in dieci anni


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Allo scopo di proteggere il potere d’acquisto dei pensionati e garantire loro un tenore di vita adeguato e costante nel tempo, il nostro sistema pensionistico prevede il meccanismo della cosiddetta "perequazione automatica", un aumento periodico dell’assegno collegato all’inflazione. 

Le pensioni vengono così adeguate all'aumento del costo della vita al fine di salvaguardare, in qualche misura, il loro reale potere d'acquisto. 

Tuttavia, l’ indicizzazione non si applica allo stesso modo a tutti i trattamenti pensionistici. Da circa 20 anni è infatti in vigore un meccanismo che prevede l’indicizzazione piena per le pensioni più basse e la rivalutazione parziale per quelle d’importo superiore. 

La novità prevista dalla legge di bilancio per il 2022 era che, a partire dal 2023, sarebbero tornate in vigore le regole ordinarie con cui calcolare la perequazione, quelle fissate dalla legge 388/2000. Secondo tale norma, scattano aumenti diversi per tre scaglioni d’importo: 100% sino a 4 volte il minimo, 90% tra 4 e 5 volte e 75% se superiore a 5 volte. 

Tuttavia come vedremo in seguito, con la manovra del 2023 è stata prevista l’ introduzione, per il biennio 2023 – 2024 di sei fasce di rivalutazione a seconda dell’importo del trattamento pensionistico. Inoltre, viene ripristinato il meccanismo della rivalutazione sull’importo complessivo del trattamento e non più a scaglioni, un sistema più penalizzante per le pensioni più elevate ( in questo sistema di calcolo il reddito viene suddiviso in più scaglioni, ad ognuno dei quali si applica un'aliquota via via crescente ). 

COME FUNZIONA : 

La perequazione è applicata una volta sola nell'anno e prevede innanzitutto la fissazione del “tasso” sulla base del quale rivalutare le pensioni. Il tasso viene ufficializzato con un decreto interministeriale, emanato di concerto dal Ministero del Lavoro e da quello dell’ Economia e Finanze, che lo determina quale valore medio dell'indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie. Il valore, calcolato sull'anno precedente quello della rivalutazione, è stato fissato per il 2023 nella misura del 7,3%. Considerato che il trattamento minimo INPS per il 2022 è stato fissato a 525,38 euro, tale importo andrà rivalutato con un aumento di 38,35 euro mensili, passando a 563,73 euro. 

Con la perequazione automatica le pensioni aumentano con incrementi differenziati a secondo dell’ entità della pensione. Il Governo Draghi aveva deciso per il 2023 il ritorno ad uno schema con una rivalutazione suddivisa in tre fasce : 

  • al 100% dell’inflazione per le pensioni di importo fino a 4 volte il trattamento minimo INPS;
  • al 90% dell’inflazione per le pensioni di importo compreso tra 4 e 5 volte il minimo;
  • al 75% dell’inflazione per i trattamenti pensionistici oltre 5 volte il minimo.

Con la Legge di bilancio 2023 è stato stabilito un nuovo meccanismo per il biennio 2023 – 2024 che premia le pensioni al minimo, preserva la rivalutazione piena per gli assegni di importo fino a 4 volte il minimo e riduce progressivamente l’indicizzazione di tutti i trattamenti oltre 4 volte il minimo con uno schema che prevede un’articolazione in sei fasce per il biennio 2023 – 2024:

  • Per i trattamenti pensionistici complessivamente pari o inferiori a quattro volte il trattamento minimo INPS (2.101,52 euro), le pensioni saranno rivalutate nella misura del 100 per cento (pieno 7,3%);

Per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a quattro volte il trattamento minimo INPS (2.101,52 euro): 

  • le pensioni saranno adeguate nella misura dell’85 per cento (6,21%) per i trattamenti pensionistici complessivamente pari o inferiori a cinque volte il trattamento minimo INPS (2.626,90 euro).
  • per le pensioni di importo superiore a cinque volte il predetto trattamento minimo la rivalutazione sarà del 53 per cento (3,87%) per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a cinque volte il trattamento minimo INPS (2.626,90 euro) e pari o inferiori a sei volte il trattamento minimo INPS (3.152,28 euro) ;
  • Per le pensioni di importo superiore a sei volte il trattamento minimo (3.152,28 euro) la rivalutazione sarà nella misura del 47 per cento (3,43%) per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a sei volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a otto volte il trattamento minimo INPS (4.203,04 euro circa);
  • Per i trattamenti pensionistici di importo superiore a otto volte il trattamento minimo (4.203,04 euro) la rivalutazione sarà pari al 37 per cento (2,70%) per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a otto volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a dieci volte il trattamento minimo INPS (5.253,80 euro);
  • Per le pensioni di importo superiore a dieci volte il predetto trattamento minimo, l’incremento avverrà nella misura del 32 per cento (2,34%) per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a dieci volte il trattamento minimo INPS (superiore a 5.253,80 euro). 

Complessivamente le fasce risultano più restrittive a partire dai redditi medio alti . Le nuove fasce sono più restrittive con chi riceve assegni superiori a quattro volte il minimo: una pensione di 3mila euro lordi al mese al 31 dicembre 2022 sarà rivalutata in modo secco del 3,869%, cioè 116 euro al mese. Con le vecchie regole, invece, l’aumento sarebbe stato di 208 euro al mese. Allo stesso modo, una pensione di 6mila euro lordi, riceverà 140 euro di aumento contro i 373euro che avrebbe ottenuto in precedenza. 

Al contrario, chi riceve una pensione non superiore al trattamento minimo (cioè 525,38 euro) riceve una rivalutazione straordinaria dell’1,5% che porterà l’assegno minimo a circa 572 euro al mese (in totale recupererà un’inflazione dell’8,8%). 

LE STIME DI SPESA : 

L’invecchiamento della popolazione in età lavorativa assieme agli alti tassi di inflazione si rivelano un mix esplosivo per la spesa pensionistica. Attualmente questa si aggira intorno la cifra monstre di 300 mld l’anno. Questo spiega perché l’attuale governo, così anche quelli che l’anno preceduto, ha messo mano alla revisioni delle aliquote e dei sistemi di calcolo della perequazione. 

Le stime della relazione tecnica alla Legge di Bilancio prevedono infatti un consistente risparmio in termini di spesa pensionistica. Questi ammonterebbero, al netto degli effetti fiscali, a circa 2,1 miliardi nel 2023 e 4,1 miliardi di euro nel 2024 e 3,9 miliardi nel 2025. Complessivamente i risparmi ammonterebbero a 18 mld nel quinquennio 2023/27 e a 36mld nel decennio 2023/2032. 

In termini lordi il risparmio è sensibilmente più alto, 3,5 mld nel 2023 e 6,8 mld nel 2024 (61,4 nel decennio 2023-32), ma con il taglio delle pensioni lo stato risparmia in spesa pubblica ma perde le entrate corrispondenti alle somme non erogate ( quindi ai fini del saldo il taglio di spesa va considerato al netto della perdita di entrata corrispondente) . 

Un risparmio non indifferente se confrontato con gli interventi che negli ultimi anni si sono susseguiti. 

Le stime di risparmio più alte erano quelle riportate dal Governo Monti per il biennio 2012/13 con il blocco totale della perequazione per le pensioni superiori a tre volte il minimo. Il risparmio allora stimato, al netto degli effetti fiscali, ammontava a 1,8 mld nel 2012 e a 3,1 mld nel 2013, risparmio che poi continuava negli anni seguenti. Nella prima versione di taglio della perequazione era previsto il blocco per le pensioni superiori a due volte il minimo, blocco che avrebbe dato un risparmio di spesa nel biennio pari rispettivamente a 2,9 e a 4,9 mld. 

Più limitati i risparmi stimati in seguito all’intervento della legge 147/2013 del governo Letta che ha introdotto per la prima volta le fasce a scapito degli “ scaglioni “ sino ad allora utilizzati. In base ai dati riportati nella Relazione Tecnica, il risparmio di spesa stimato, era di 380 milioni nel 2014, di 904 nel 2015, di 1.415 nel 2016. 

PENSIONI MINIME : INCREMENTO TRANSITORIO 

Altro intervento previsto dalla Legge di Bilancio 2023 in materia è quello che riguarda l'incremento transitorio delle pensioni minime.

E’ previsto in via eccezionale dal 1° gennaio un incremento di 1,5 punti percentuali per l’anno 2023, elevati a 6,4 punti percentuali per i soggetti di età pari o superiore a settantacinque anni, e di 2,7 punti percentuali per l’anno 2024, delle pensioni di importo pari o inferiore al trattamento minimo INPS. 

L’incremento si traduce in un aumento delle pensioni minime che passano da 600 € per i pensionati over 75 e da 525,38 € a 571,6 € per i pensionati under 75. L’incremento non rileva ai fini del superamento dei limiti reddituali previsti per il riconoscimento di tutte le prestazioni collegate al reddito e, ai fini della rivalutazione delle pensioni per gli anni 2023 e 2024, il trattamento pensionistico complessivo di riferimento è da considerare al netto dell’incremento transitorio.