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INAPP : XXII° Rapporto sull’ apprendistato . Segnali di potenziamento nel sistema duale.


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Il XXII Rapporto di monitoraggio sull’apprendistato in Italia, elaborato dall’Inapp, presenta per il triennio 2020-2022 lo stato di avanzamento dell’occupazione in apprendistato nel nostro Paese e della formazione pubblica dedicata agli apprendisti.

L’ultimo rapporto Inapp sull’apprendistato analizza la dimensione dei flussi di assunzioni, trasformazioni e cessazioni contrattuali dando evidenza delle prospettive di potenziamento dello strumento. I limiti all’impiego dell’ istituto non sono, prevalentemente, di natura normativa, ma riconducibili ad una scarsa conoscenza dello strumento, dei benefici ad esso connessi e del ruolo che esso può avere sia nel favorire un più lineare ed equo inserimento lavorativo dei giovani, oltre che per contrastare le difficoltà delle imprese nel reperimento di personale qualificato.

Occupazione in crescita - Nel 2022 (l’anno più recente considerato nell’analisi) questi sono stati ben 569.264, il 4,5% in più rispetto al 2021 e, soprattutto, 1,4% in più rispetto al 2019, segnale di una completa ripresa dopo il drastico calo della pandemia

Per quanto riguarda i settori di attività economica con il maggior numero di apprendistati attivati nel 2022, si evidenziano: il comparto alberghiero e della ristorazione, con circa 102 mila contratti, e quello del commercio, con circa 64 mila contratti. In termini di crescita rispetto all’anno precedente, le variazioni più significative si sono registrate nel settore delle attività professionali e dei servizi di supporto alle imprese e nei servizi di alloggio e ristorazione (+20% e +18,2%, rispettivamente).

Cessazioni - Dal punto di vista delle cessazioni contrattuali, si registra una crescita di circa 29 mila unità, da 192.570 a 222.314 (+15,4%). Rispetto al 2022, il settore dei servizi di alloggio e ristorazione è quello che ha registrato il maggior numero di cessazioni (48.256) ed è anche quello che, insieme al settore delle costruzioni, ha segnato la crescita maggiore sull’anno precedente (+18,1%).

Trasformazioni - Per quanto riguarda le trasformazioni da contratto di apprendistato a contratto a tempo indeterminato, si osserva un lieve aumento di 4 mila unità nel periodo 2021–2022 (+4,4%), con un coinvolgimento più marcato della componente femminile (+5,8%).

Durata - In merito alla durata del rapporto di lavoro in apprendistato nella stessa azienda con riferimento a contratti attivati nel 2017 e nel 2020. Secondo le evidenze raccolte rispetto al 2017, la durata media di questi contratti è stata di 19,2 mesi. Un dato interessante riguarda il comparto dei servizi di alloggio e ristorazione, dove quasi la metà degli apprendisti (47,3%) ha avuto una permanenza inferiore ai 6 mesi nella stessa azienda, portando la durata media dei contratti in questo settore a soli 12 mesi. Per i contratti stipulati nel 2020, sempre nel settore dei servizi di alloggio e ristorazione, quasi il 70% degli apprendisti non ha superato l’anno di permanenza.

La parallela crescita delle cessazioni prima del termine, soprattutto per dimissioni ma anche per licenziamento (+30 mila unità), è forse il dato più rilevante, nella misura in cui questa tipologia contrattuale trova il suo senso principalmente nella dimensione formativa e l’interruzione precoce, seppure in settori con elevato turnover e stagionalità, ha con tutta probabilità un impatto negativo sul percorso di crescita degli apprendisti.

Prospettive – Sulla spinta degli investimenti del PNRR sul sistema duale è ripresa la crescita dell’apprendistato di primo livello.

La parallela crescita delle cessazioni prima del termine, soprattutto per dimissioni ma anche per licenziamento (+30 mila unità), è forse il dato più rilevante, nella misura in cui questa tipologia contrattuale trova il suo senso principalmente nella dimensione formativa e l’interruzione precoce ha con tutta probabilità un impatto negativo sul percorso di crescita degli apprendisti.  

Apprendistato I° Livello - Per sostenere lo sviluppo dell’apprendistato di primo livello sarebbe quindi importante individuare nuove risorse e una strategia di accompagnamento che guardi al dopo PNRR. Questa strategia dovrebbe concentrarsi anche sull’investimento nell’apprendistato di terzo livello e sull’apprendistato per gli adulti.

Il primo continua ad avere un peso assolutamente residuale, pur essendo uno strumento che diversi Paesi europei stanno utilizzando da tempo per promuovere occupazione di qualità e per sviluppare e consolidare i processi di innovazione e ricerca nei settori strategici dell’economia e il loro trasferimento all’interno dei sistemi produttivi attuali e di nuova creazione.

Apprendistato per la ricollocazione - La strategia da adottare a livello nazionale potrebbe, inoltre, in coerenza con gli obiettivi del Piano Nazionale Nuove Competenze, utilizzare l’apprendistato per supportare, attraverso attività di upskilling e reskilling, gli adulti più esposti ai rischi di espulsione dal mercato del lavoro legati allo sviluppo delle nuove tecnologie.

A questo scopo sarebbe utile favorire l’implementazione dell’apprendistato di ricollocazione (ex art. 47, comma 4 del D.lgs. n. 81/2015) destinato ai titolari di trattamento di disoccupazione, indennità di mobilità e/o trattamento straordinario di integrazione salariale, senza limiti di età; più in generale, si potrebbe valutare l’opportunità di definire un quadro regolamentare dell’apprendistato che, come sta avvenendo in altri Paesi europei, sia il più possibile aperto a tutti i diversi target di adulti oltre che di giovani, compresi gli occupati e i lavoratori autonomi, e consenta il raggiungimento di due obiettivi: la maggiore flessibilità possibile, in modo da favorire la partecipazione alla formazione con tempi adeguati a conciliare studio, lavoro e impegni familiari e la possibilità di acquisire un titolo di studio. Per promuovere il conseguimento di questi due obiettivi, lo strumento più adatto sembra essere il riconoscimento delle competenze già acquisite dagli adulti.

Apprendistato professionalizzante - Particolare attenzione richiede anche l’apprendistato professionalizzante che, sebbene continui ad essere la tipologia di gran lunga più utilizzata, sembra risentire della progressiva riduzione delle risorse nazionali e regionali disponibili per il finanziamento dei percorsi volti allo sviluppo di competenze di base e trasversali. Si tratta di una tendenza che potrebbe spingere al ridimensionamento stabile della platea dei destinatari di questa tipologia di apprendistato e che non aiuta ad affrontare la questione della qualità della formazione offerta in termini di coerenza tra le competenze e le modalità formative individuate dalle Linee Guida nazionali del 2014 e i fabbisogni formativi e professionali delle imprese e degli individui.