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Cassazione: il pubblico dipendente ha sempre diritto al compenso per lavoro straordinario se autorizzato dal datore


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Con la sentenza n. 18063 del 23.06.2023, la Cassazione afferma il seguente principio di diritto: “in tema di pubblico impiego privatizzato, il riconoscimento del diritto a prestazioni c.d. "aggiuntive" … è subordinato al ricorrere dei presupposti tipici di esse e dunque all'autorizzazione regionale, anche a fini organizzativi e di spesa, alla presenza in capo ai lavoratori così impiegati di requisiti c.d. soggettivi e ad un'apposita determinazione tariffaria. Tuttavia, lo svolgimento oltre il debito orario di tali prestazioni di lavoro, pur in mancanza dei menzionati presupposti, comporta il diritto al riconoscimento del compenso corrispondente alla misura propria del lavoro straordinario secondo la contrattazione collettiva di tempo in tempo vigente, in quanto la presenza del consenso datoriale, comunque espresso, è il solo elemento che condiziona l'applicabilità dell'articolo 2126 c.c., in relazione all'articolo 2108 c.c., a nulla rilevando, se non per quanto attiene alla responsabilità dei funzionari verso la Pubblica Amministrazione, il superamento anche di limiti o di regole riguardanti la spesa pubblica, in presenza di una prestazione così acconsentita e resa”.

Il fatto affrontato

L’infermiere propone ricorso per decreto ingiuntivo al fine di ottenere il pagamento delle prestazioni aggiuntive rese nell’ambito di un servizio sanitario riservato ai pazienti che si trovavano presso il territorio regionale durante le ferie estive.
La Corte d’Appello rigetta la predetta domanda, sul presupposto che, per la concessione di dette maggiorazioni, era necessaria l’autorizzazione regionale, assente nel caso di specie.

La sentenza

La Cassazione rileva preliminarmente che l'ipotesi delle prestazioni aggiuntive ha natura speciale, in quanto caratterizzata da elementi di fattispecie che vanno al di là della mera prestazione del lavoro su incarico datoriale e sottoposta ad un previo controllo sulle risorse e sulla coerenza rispetto agli obiettivi sanitari.

Tuttavia, secondo i Giudici di legittimità, laddove detta prestazione sia stata autorizzata dalla PA datrice, la stessa deve essere considerata alla stregua di lavoro straordinario.

Per la sentenza, ne consegue che – in tali ipotesi – il dipendente ha diritto al compenso per lavoro straordinario: la presenza dell'autorizzazione è, infatti, il solo elemento che condiziona l'applicabilità dell'art. 2126 c.c.

Su tali presupposti, la Suprema Corte accoglie il ricorso dell’infermiere e riconosce allo stesso il diritto a ricevere la somma ingiunta.

A cura di Fieldfisher