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Cassazione: i controlli sul dipendente sono giustificati anche dallo scarso rendimento


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Con l’ordinanza n. 24564 del 04.09.2025, la Cassazione afferma che la società può richiedere a un’agenzia investigativa di porre in essere controlli difensivi su un dipendente, qualora riscontri delle incongruenze rispetto al rendimento del medesimo.

Il fatto affrontato

Il lavoratore impugna giudizialmente il licenziamento irrogatogli perché, da alcuni controlli posti in essere dalla società mediante un’agenzia investigativa, era emerso che lo stesso, da un lato, aveva dichiarato orari di inizio e fine della giornata lavorativa diversi da quelli reali e, dall’altro, durante l'orario di lavoro si era recato in luoghi estranei alle attività che avrebbe dovuto svolgere.
La Corte d’Appello rigetta la predetta domanda, ritenendo gli addebiti mossi provati ed in grado di legittimare il recesso.

L’ordinanza

La Cassazione – nel confermare la pronuncia di merito – rileva, preliminarmente, che il controllo posto in essere dall’azienda mediante le agenzie investigative può avere ad oggetto il compimento di atti illeciti del lavoratore non riconducibili al mero inadempimento dell'obbligazione contrattuale.

Per la sentenza, l'avvio dell'attività di controllo per mezzo dell'agenzia investigativa non deve essere frutto di un'iniziativa arbitraria ed estemporanea del datore di lavoro, bensì deve essere conseguenza delle incongruenze riscontrate nel rendimento specifico del dipendente.

Secondo i Giudici di legittimità, tali incongruenze possono – come nel caso di specie – essere integrate anche dal minor rendimento del lavoratore incolpato rispetto ai colleghi adibiti in analoghe mansioni.

Su tali presupposti, la Suprema Corte rigetta il ricorso proposto dal lavoratore, confermando la legittimità dell’impugnato recesso.

A cura di WST