Con l’ordinanza n. 13689 del 22.05.2025, la Cassazione afferma che la società non può dimostrare il numero dei propri dipendenti solo mediante la visura camerale storica, contenendo la stessa i dati dichiarati dall’azienda senza alcun controllo.
Il fatto affrontato
Il lavoratore impugna giudizialmente il licenziamento irrogatogli per g.m.o. dall’amministratore giudiziario della società datrice.
A fondamento della predetta domanda, il medesimo – tra le altre cose – deduce il mancato esperimento del tentativo di conciliazione.
La Corte d’Appello rigetta il ricorso, non ritenendo obbligatorio il tentativo di conciliazione, in quanto dalla dichiarazione alla Camera di Commercio prodotta dalla società risultava che la stessa impiegava meno di 15 dipendenti.
L’ordinanza
La Cassazione – nel ribaltare la pronuncia di merito – rileva preliminarmente che, in materia di licenziamenti, l'assenza dei presupposti per l'applicazione della tutela reale deve essere provata dal datore di lavoro con scritture aziendali.
Per la sentenza, invece, si deve escludere che la dimostrazione del numero dei dipendenti, inferiore al limite di legge per la tutela reale, possa essere fornita con una mera visura camerale storica, in sé meramente riproduttiva dei dati comunicati dal datore al di fuori della possibilità di controllo.
Alla luce di ciò, secondo i Giudici di legittimità, l'errore di diritto in cui è incorsa la pronuncia di merito è consistito nell'avere, da un lato, attribuito alla dichiarazione alla Camera di Commercio la natura di indizio serio circa la dimensione dell’azienda e, dall'altro, nell'avere onerato il lavoratore di provare il contrario.
Su tali presupposti, la Suprema Corte accoglie il ricorso proposto dal dipendente, cassando con rinvio l’impugnata sentenza.
A cura di WST