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Cassazione: è sufficiente il danno potenziale all’immagine per legittimare il recesso?


Con la sentenza n. 5677 del 04.03.2024, la Cassazione afferma che è sufficiente un pregiudizio potenziale per legittimare il licenziamento del dipendente se la condotta tenuta dal medesimo compromette quel particolare affidamento riposto in ordine alla corretta esecuzione del servizio relativo alla gestione dei rapporti finanziari.

Il fatto affrontato

Il lavoratore impugna giudizialmente il licenziamento disciplinare irrogatogli per aver compiuto quattro operazioni sospette in materia di incasso assegni in spregio alla normativa prescritta in materia.
La Corte d’Appello rigetta la predetta domanda, ritenendo legittimo il recesso anche per il potenziale pregiudizio e il discredito all’immagine della società datrice.

La sentenza

La Cassazione – nel confermare la pronuncia di merito – rileva preliminarmente che, ai fini della sussistenza della giusta causa di licenziamento, il pregiudizio derivante dalla condotta del lavoratore, che non comprende soltanto il danno patrimoniale ma anche l'imminente pericolo per l'interesse dei soggetti coinvolti, può essere anche solo potenziale ed eventuale.

Ciò, continua la sentenza, soprattutto nel caso (come quello di specie) in cui via sia impegno di capitale pubblico nella società datrice.

Invero, secondo i Giudici di legittimità, tale circostanza incide anche sui doveri gravanti sui lavoratori, i quali devono assicurare affidabilità nei confronti del datore di lavoro e dell'utenza.

Ritenendo violato quest’ultimo precetto nel caso di specie, la Suprema Corte rigetta il ricorso del dipendente e conferma la legittimità dell’impugnata sanzione espulsiva.

A cura di WST