Con l'ordinanza del 11.12.2021, il Tribunale di Milano afferma che, nel caso in cui la lavoratrice decida di optare per il congedo di maternità in flessibilità, l’INPS non può ridurre la durata complessiva dello stesso solo per motivi legati alla tardività nella presentazione del certificato medico da allegare alla domanda.
Il fatto affrontato
La lavoratrice propone ricorso d’urgenza, ex art. 700 c.p.c, chiedendo di ordinare all'INPS di riconoscerle il congedo di maternità con opzione per la flessibilità (art. 20 D.Lgs. 151/2001) e concederle, pertanto, di assentarsi dal lavoro per i quattro mesi successivi al parto.
L’Istituto previdenziale si costituisce in giudizio chiedendo il rigetto della domanda, sul presupposto che il certificato medico inviato dalla ricorrente non sarebbe stato idoneo, in quanto non rilasciato nel corso del settimo mese di gravidanza.
L’ordinanza
Il Tribunale di Milano rileva, preliminarmente, che il diritto della lavoratrice alla fruizione della flessibilità in materia di congedo di maternità non è disponibile e, pertanto, nel caso in cui la stessa abbia offerto la propria prestazione di lavoro durante l'ottavo mese di gravidanza, ha diritto all'astensione per i successivi quattro mesi.
Per il Giudice, se il certificato viene presentato fuori termine (oltre il settimo mese) e la dipendente ha continuato a lavorare, il datore, salve le sue eventuali responsabilità di natura penale, deve corrisponderle la retribuzione, senza che l'INPS riconosca l’indennità di maternità per l'ottavo mese di gravidanza.
Ma, continua la sentenza, se la certificazione viene nelle more acquisita, la lavoratrice che aveva continuato a lavorare nell'ottavo mese deve usufruire dell'astensione sino al quarto mese successivo alla nascita.
Su tali presupposti, il Tribunale di Milano accoglie il ricorso della lavoratrice, dichiarando il diritto della stessa all’astensione per i quattro mesi successivi al parto.
A cura di Fieldfisher