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Cassazione: legittima la sospensione della lavoratrice che, al rientro dalla maternità, rifiuta il trasferimento nonostante la chiusura del suo ufficio


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Con la sentenza n. 16147 del 19.06.2018, la Cassazione afferma che deve ritenersi legittima la sospensione della lavoratrice che, al rientro dalla maternità, rifiuta il trasferimento nella località in cui è stato spostato l’ufficio cui era addetta, non potendosi imporre all’imprenditore di mantenere in servizio una dipendente presso una sede che non esiste più.

Il fatto affrontato

La lavoratrice impugna giudizialmente la sanzione della sospensione comminatagli per aver opposto, al rientro dalla maternità, il rifiuto al trasferimento alla sede di Livorno, stante la chiusura, per riorganizzazione aziendale, dell’ufficio di Milano cui era precedentemente addetta.

La sentenza

La Cassazione, ribaltando quanto stabilito dalla Corte d’Appello, afferma che la lavoratrice in maternità ha il diritto, al ritorno dal periodo di astensione obbligatoria, di rientrare nella stessa unità produttiva ove era occupata all'inizio del periodo di gravidanza od alternativamente in un’altra ubicata nel medesimo Comune.

Tuttavia, secondo i Giudici di legittimità, tale principio generale soffre di un’eccezione: infatti, laddove ciò sia oggettivamente impossibile, per ragioni effettive e non pretestuose, non può imporsi all'imprenditore di mantenere in servizio una lavoratrice presso una sede che obiettivamente e pacificamente non esiste più.
Ne consegue che, non potendo la stessa eseguire la prestazione, viene meno il dovere del datore di corrisponderle la retribuzione, che costituisce, come noto, il corrispettivo dell'attività lavorativa e che in via di principio non spetta in caso di mancanza di quest'ultima.

Per la sentenza, inoltre, in casi come quello in esame non rilevano i principi contenuti nel D.Lgs. 151/2001 in materia di licenziamento delle lavoratrici madri, non versandosi in ipotesi di recesso, ma solo di diversa collocazione in azienda alla cessazione del periodo di astensione obbligatoria.

Su tali presupposti, la Suprema Corte ha accolto il ricorso proposto dalla società legittimando il provvedimento preso dalla stessa.

A cura di Fieldfisher