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Divario retributivo di genere : Dal Parlamento UE l’ OK sulla trasparenza dei salari


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Con un’ampia maggioranza di 403 voti favorevoli, 166 contrari e 58 astensioni, il Parlamento Ue ha approvato nella giornata di ieri il suo mandato negoziale ed è pronto ad avviare il confronto con i rappresentanti dei governi UE in merito alla direttiva sulla trasparenza delle retribuzioni [ COM ( 2021 ) 93 ]

La proposta, attualmente nella sua versione non definitiva, sarà oggetto di confronto tra l’assemblea e Consiglio. Quest’ultimo già nel dicembre scorso, con un invito rivolto agli Stati Membri a mettere in atto misure per la riduzione del divario retributivo di genere, ha espresso la propria posizione comune

La direttiva individua nell’abolizione del segreto salariale e nello spostamento dell’onere della prova in capo al datore di lavoro le principali misure per il raggiungimento della parità salariale, attestato che la media UE vede le retribuzioni femminili più basse di circa il 14 % rispetto alle retribuzioni maschili ( dati relativi al 2019 ). 

Abolizione del segreto salariale - Nel testo adottato, i deputati affermano di voler abolire il segreto salariare nelle clausole contrattuali. Propongono infatti che le aziende UE con almeno 50 lavoratori dovrebbero vietare le condizioni contrattuali che impediscono ai lavoratori di divulgare informazioni sulla loro retribuzione, ed invece divulgare ogni divario retributivo di genere esistente al loro interno. Gli strumenti per la valutazione e il confronto dei livelli retributivi e i sistemi di classificazione professionale devono basarsi su criteri neutrali sotto il profilo del genere, dicono i deputati. 

Se le informazioni sulle retribuzioni rivelano un divario retributivo pari o superiore il 2,5%, i datori di lavoro, in cooperazione con i rappresentanti dei lavoratori, dovrebbero condurre una valutazione delle retribuzioni ed elaborare un piano d'azione per garantire la parità. 

Spostamento dell’onere della prova - I deputati sostengono la proposta della Commissione di spostare l'onere della prova sulle questioni legate alla retribuzione al datore di lavoro. Nei casi in cui un lavoratore ritiene che il principio della parità di retribuzione non sia stato applicato e porta il caso in tribunale, la legislazione nazionale dovrebbe obbligare il datore di lavoro a provare che non c'è stata discriminazione, piuttosto che il lavoratore. 

LA PARITA’ IN EUROPA : 

Il principio della parità di retribuzione è sancito dall'articolo 157 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Tuttavia, il divario retributivo di genere nell'Unione continua ad attestarsi con variazioni ancora significative tra i Paesi UE, ed è diminuito solo in minima parte negli ultimi dieci anni. 

Dati aggiornati al 7 marzo 2022 riportano differenze di genere elevate in Lettonia (22,3 per cento), seguita da Estonia (21,1 per cento), Austria (18,9 per cento) e Germania (18,2 per cento). Mentre il divario è molto piccolo in Lussemburgo (0,7 per cento), Romania (2,4 per cento) e Slovenia (3,1 per cento). 

Insomma l'uguaglianza è ancora lontana, ma la buona notizia è che comunque il divario salariale di genere in Italia è tra i più bassi d' Europa. Nel nostro Paese le donne guadagnano il 4,2 per cento in meno degli uomini, la quarta percentuale più bassa del blocco, rispetto a una media decisamente più alta. 

Il dato è si indicativo ma tuttavia, bisogna precisare che si tratta di un valore non del tutto preciso, sebbene esso possa fornire un quadro generale di quelle che sono le differenze tra uomo e donna in termini di retribuzione. Una ridotta differenza retributiva di genere in un Paese specifico non corrisponde necessariamente ad una maggiore uguaglianza tra uomo e donna. In alcuni Stati membri, un divario inferiore può essere collegato ad una minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Allo stesso modo, divari più alti possono essere ricondotti ad un'elevata percentuale di donne che svolgono un lavoro part-time o alla loro concentrazione in un numero ristretto di professioni. 

IMPATTO DELLA DIRETTIVA IN ITALIA : 

Ancora una volta bisogna rilevare come in tema di parità di genere, l’ Italia si dimostra uno tra gli Stati Ue maggiormente virtuosi. La recente Legge 5 novembre 2021, n. 162 ha previsto, e anticipato rispetto alla futura direttiva, importanti misure in tema di pari opportunità tra uomo e donna in ambito lavorativo ancora da attuare. Tra queste l’estensione dell’obbligo biennale di presentazione del rapporto sulla situazione dell’occupazione maschile e femminile alle aziende con oltre 50 dipendenti ( in precedenza tale obbligo sussisteva solo per le aziende con oltre 100 dipendenti ). Prevista anche una “ certificazione della parità di genere “ , al fine di attestare le politiche e le misure concrete adottate dalle aziende per ridurre il divario di genere in relazione all’opportunità di crescita in azienda, alla parità salariale a parità di mansioni, alla politiche di gestione delle differenze di genere.