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PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza : la ripartizione delle Risorse


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Il PNRR, trasmesso al Parlamento, verrà illustrato dal Premier Draghi tra il 26 e il 27 aprile per poi tornare al Consiglio dei Ministri per l’approvazione definitiva e la successiva trasmissione a Bruxelles entro il 30 aprile. 

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta lo strumento principale elaborato in sede europea per rispondere alla crisi pandemica provocata dal Covid-19. In valore assoluto l’ Italia sarà una delle prime beneficiarie dei principali strumenti predisposti ( Next Generation - NGEU , il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza - RRF e, infine, il Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori - REACT-EU ). Ai precedenti strumenti la strategia europea ha aggiunto la sospensione del Patto di Stabilità, il Quadro Temporaneo in deroga alla normativa in materia di aiuti di stato e il programma SURE per il finanziamento dei sistemi di ammortizzatori sociali nei vari Stati Membri. 

Nell’ambito della strategia di finanza pubblica è utile evidenziare che quest’anno il Documento di Economia e Finanza varato dal Governo la settimana scorsa non ha previsto il consueto Programma Nazionale di Riforma proprio tenendo conto del futuro impatto, in termini di portata riformatrice del prossimo Programma di Ripresa e Resilienza ( PNRR ). Per l’ Italia, infatti, non sarà solo uno strumento per riparare ai danni economici e sociali della crisi pandemica ma dovrà fornire un importante sostegno alla ripresa e stimolare una crescita sostenuta nel corso degli anni con un incremento della produttività attraverso innovazione, digitalizzazione e investimenti nel capitale umano. 

Per il programma verranno mobilitate risorse per 221,5 miliardi totali, di cui 191,5 riferibili al Recovery ( 68,9 miliardi sono sovvenzioni a fondo perduto ) e 30 miliardi per finanziare le opere “ extra Recovery “ sottolineando come vi sia l’intenzione di realizzare un approccio integrato tra il PNRR e il Fondo Nazionale Complementare costituito ad hoc. In termini di PIL il risultato atteso è una crescita media nel 2022 – 2026 di 1,4 punti più alta rispetto al 2015 – 2019 e nel 2026 + 3 punti percentuali rispetto allo scenario di base senza il PNRR. 

Lavoro, occupazione e politiche attive, ricompresi nella mission “ inclusione e sociale “ non risultano tra le prime voci di spesa ma rappresenteranno insieme ad altri dati macro economici degli indici di efficienza del piano. 

IMPIEGO COMPLESSIVO DELLE RISORSE : 

Rispetto alla precedente versione redatta dal Governo Conte, il Piano è rimasto articolato in sei “ mission “ ma sono cambiate le risorse messe a disposizione per ognuna di esse: 

• Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura: 50.07 miliardi ( erano 46,3 nella prima versione del presidente Conte );
• Transizione ecologica 69,96 miliardi ( contro i 69,8 della prima versione );
• Infrastrutture e mobilità sostenibile : 31,46 miliardi ( erano 31, 9 nella versione Conte );
• Istruzione e ricerca : 33,81 miliardi ( erano 28,5 i miliardi previsti nella precedente versione );
• Inclusione e sociale : 29,62 ( rispetto ai 27,6 miliardi nella versione di Conte )
• Salute : 20.22 miliardi ( nel piano di Conte erano 19,7 ). 

In prospettiva la ripartizione finale dovrebbe prevedere un incremento delle risorse impiegate nella transizione ecologica sino al 30% del totale e il resto ripartito in 22% digitalizzazione , circa il 13% in mobilità sostenibile , il 17% in istruzione e ricerca , 10% inclusione e 8% in salute. Si fa presente che all’esito dell’approvazione finale questa ripartizione subirà alcune variazioni. 

Le azioni concrete che dovranno essere messi in atto prevedono, riforme orizzontali, abilitanti e settoriali. Le riforme orizzontali o di contesto consistono in innovazioni strutturali dell’ordinamento idonee a migliorare il clima economico del Paese ( pubblica amministrazione e sistema giudiziario ). Alla categoria delle misure di contesto appartengono anche le riforme abilitanti, cioè gli interventi funzionali a garantire l’attuazione del Piano e in generale a rimuovere gli ostacoli amministrativi, regolatori e procedurali che condizionano le attività economiche e la qualità dei servizi erogati ai cittadini e alle imprese, un problema tutto italiano ( razionalizzazione della legislazione e promozione della concorrenza ). Sono invece contenute all’interno delle singole missioni le riforme settoriali, cioè le misure consistenti in innovazioni normative relative a specifici ambiti di intervento o attività economiche, come transazione ecologica, energie rinnovabili tra cui l’idrogeno.

ACDR