Camera dei Deputati

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Salario minimo, il Governo Meloni boccia la proposta e detta la linea.


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Dopo la pubblicazione in Gazzetta UE il 25 ottobre scorso della direttiva 2022/2041 sul salario minimo, il Governo Meloni si pronuncia sul percorso di attuazione della norma.

Con l’approvazione della mozione 1/00030 , mero atto di indirizzo politico a firma dell’ On. Tenerini Rizzetto, Giaccone, Pisano ecc. ecc. , e il rigetto delle mozioni di minoranza presentate rispettivamente dall’ ex Ministro Orlando e dagli On. Conte ; Richetti e Grimaldi, è da ritenere ormai superata l’ipotesi, portata avanti nella precedente legislatura, di individuare la soglia minima delle retribuzioni con un salario minimo legale. 

Alla luce della difficile situazione economica che l’ Europa sta affrontando, con il rischio di pesantissime ripercussioni per tutti i settori produttivi , il Governo ritiene necessario intervenire sul mercato del lavoro e sulle retribuzioni. Lo dimostrano i diversi provvedimenti inseriti nella Legge di Bilancio 2023 per ridurre il costo del lavoro, che spaziano dalla riduzione di 2 o 3 punti percentuali per i redditi sino a 35 mila euro sino alla la riduzione delle imposte sui premi produttività.

A prescindere da queste urgenze la mozione invita l’ Esecutivo a tener conto dei seguenti punti: 

• Con la definizione per legge di un salario minimo si metterebbe a rischio in primo luogo il sistema della contrattazione collettiva, ritenuta la sede più idonea per definire le politiche retributive aziendali o di settore; 

• Con la definizione legale del salario minimo, a rischio sarebbe anche la tenuta del mercato del lavoro. Il salario minimo legale potrebbe addirittura incrementare tendenze alla diminuzione delle ore lavorate, aumentare il ricorso al lavoro nero e, in ultima istanza, determinare un aumento della disoccupazione oltre ad una proliferazione incontrollata dei “ contratti pirata “. 

• In termini macroeconomici, l’introduzione di una retribuzione minima potrebbe provocare un’ ulteriore spinta inflazionistica, dal momento in cui le imprese potrebbero far ricadere l'aumento del costo del lavoro sui consumatori finali.

Se l’attuale congiuntura economica non è al momento favorevole per l’introduzione di un salario minimo legale, le misure alternative suggerite nella mozione propendono per una valorizzazione della contrattazione collettiva, quale strumento per raggiungere gli obiettivi prefissati dalla direttiva.

Nella mozione viene suggerito al Governo di attivare innanzitutto un percorso di analisi della contrattazione collettiva, mediante interlocuzione delle parti sociali e indagini conoscitive, per capire i motivi e le cause di fenomeni come la mancata applicazione dei contratti collettivi , la proliferazione dei contratti pirata e il  dumping salariale. L'attività di analisi risulta propedeutica ad un tavolo di confronto con le parti sociali sul tema cruciale delle misure concrete per una riduzione strutturale del costo del lavoro.

Fonte : Camera dei Deputati