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Legge di Bilancio 2023 - Cuneo fiscale : Taglio di 2 o 3 punti per i redditi di 20.000 e 35.000 €


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Uno dei temi più dibattuti nel nostro paese è senza dubbio quello del costo del lavoro con le annesse riflessioni in tema di cuneo fiscale. Con questo termine si è soliti indicare la differenza tra i costi sostenuti dal datore di lavoro, comprensivi di imposte e contributi previdenziali, e il netto in busta paga ricevuto dal lavoratore. 

Come è facile prevedere il tema del cuneo fiscale diventa una questione di interesse tanto per le aziende, che spesso lamentano un costo del lavoro eccessivo, quanto per i lavoratori che non possono non costatare evidenti differenze tra lordo e netto in busta paga. 

In Italia il cuneo fiscale ha raggiunto livelli insostenibili. A certificarlo sono gli stessi dati dell’ OSCE, ossia l’ Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, un organismo che con le sue attività instaura un dialogo politico su un ampio ventaglio di questioni, anche di natura economica come il cuneo fiscale. 

Secondo il rapporto “Taxing wages 2022” elaborato proprio dall’OCSE, l’ Italia è il quinto Paese nell’area per cuneo fiscale, quindi uno dei più alti in assoluto, con il 46,5% (in leggero calo rispetto al 2020 del -0,41%), contro una media del 34,6%.  

LEGGE DI BILANCIO 2023 :

In linea di continuità con quanto previsto dal Governo Draghi in tema di riduzione del cuneo fiscale, il nuovo Governo intende confermare la riduzione contributiva introdotta nel 2022 con la Legge di Bilancio ( art. 1, c. 121 della L. 30 dicembre 2021, n. 234 ), e successivamente maggiorata dal Decreto Aiuti-bis ( INPS - Mess. n. 3499 del 26.09.2022 : Esonero contributivo 2% per lavoratori dipendenti ). 

Ora, con una manovra complessiva da 35 miliardi, anche l’attuale Governo ha intenzione di destinare parte del budget al taglio del cuneo fiscale. La riduzione vale nel complesso 4,2 miliardi, non pochi considerato che la voce di spesa è tra le più onerose dopo quella degli aiuti alle famiglie e imprese contro il caro bollette che da sola vale 9 miliardi di euro. 

L’ operazione sulle aliquote non è generalizzata, riguarda solo la parte di contributi a carico dei lavoratori con redditi più bassi, al di sotto della soglia di 35.000 e una retribuzione mensile non eccedente i 2.692 euro, maggiorati dei ratei di tredicesima. 

Novità 2023 è l’ulteriore riduzione di un punto percentuale per i redditi sino a 20.000 euro l’anno e retribuzione mensile non superiore a 1.538 euro mensili, comprensivi anche in questo caso dei ratei di tredicesima. 

Nessuna riduzione è prevista per i datori di lavoro ma d'altronde, nell’intervento programmatico alle Camere Meloni, aveva già spiegato che l’obbiettivo del Governo è quello di arrivare ad una riduzione graduale fino a cinque punti, sia a vantaggio dei lavoratori e delle imprese, accogliendo in parte la proposta di Confindustria di una riduzione strutturale di due terzi a vantaggio dei lavoratori e un terzo per le imprese con un intervento di 16 miliardi. 

Non sono da escludere, pertanto, ulteriori interventi nel corso della legislatura una volta reperite le risorse ad oggi limitate anche per l’intervento travata la quadra sulla questione della sostenibilità finanziaria. 

COSA PREVEDE LA LEGGE DI BILANCIO 2023 : 

La riduzione non è strutturale - Per i periodi di paga dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2023 è confermata la riduzione contributiva sulla quota dei contributi per invalidità, vecchiaia e superstiti ( IVS ) a carico del lavoratore, senza effetti negativi sull’importo della pensione grazie alle risorse assegnate dalla manovra. on la copertura finanziaria assicurata dallo Stato. 

Il taglio delle aliquote – Per redditi da 20.000 a 35.000 euro e retribuzione lorda mensile pari a massimo 2.692 euro per tredici mensilità l’aliquota è ridotta da 9,19 % al 7,19 %. Per i redditi inferiori alla soglia dei 20.000 euro e retribuzione lorda mensile non eccedente i 1.538 euro, l’aggiunta di un ulteriore punto percentuale alla riduzione fissa l’aliquota contributiva per il 2023 a 6,19%. 

Effetti tangibili in busta paga – Gli effetti della riduzione contributiva si sostanziano in un incremento del netto in busta paga ovviamente variabile a secondo delle fasce di reddito : 

  • Per i redditi tra 20mila a 35mila euro, in realtà, gli stipendi non cambieranno e lo sgravio contributivo del 2% introdotto dal governo Draghi viene confermato, senza novità in busta paga per questi lavoratori dipendenti.

Discorso diverso per chi guadagna fino a 20mila euro. In questo caso il taglio del cuneo fiscale sale dal 2% al 3% per il 2023 e, di conseguenza, gli stipendi per questi lavoratori saranno leggermente più alti con il nuovo anno. 

  • Per chi guadagna mille euro lordi al mese (quindi 13mila annui, considerando anche la tredicesima), l’ulteriore taglio dei contributi dell’1% porta a versare non più 71,90 euro al mese ma 61,90. Il che vuol dire che gli stipendi aumenteranno di 10 euro al mese ; 
  • Per uno stipendio di 1.300 euro al mese (16.900 euro annui) i contributi scendono da 93,47 a 80,47 euro al mese, per un aumento in busta paga di 13 euro ; 
  • Su uno stipendio di 1.500 euro al mese (quindi vicino alla soglia massima, con 19.500 euro annui) si passa da 107,85 euro di contributi a 92,85, per un aumento in busta paga di 15 euro mensili.