In una data compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno gli italiani saranno chiamati alle urne per esprimersi su cinque quesiti referendari abrogativi. Di questi quattro sono riferiti al mondo del lavoro, in particolare ad alcune norme del Job Act, mentre uno riguarda i requisiti per acquisire la cittadinanza.
Non si svolgerà, invece, la consultazione sulla Legge per l’ autonomia differenziata in quanto il quesito è stato ritenuto inammissibile perché “ l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari “ e “ ciò pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore “. Il referendum in questo caso “ verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta sull’autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull’art. 116, 3° comma, della Costituzione; il che non può essere oggetto di referendum abrogativo , ma solo eventualmente di una revisione costituzionale”.
Nessuna causa di inammissibilità per quanto riguarda gli altri quesiti. Il comunicato della Corte Costituzionale fa sapere che sono stati dichiarati ammissibili perché “ non rientrano in alcuna ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all’istituto referendario “.
Tali questi, che hanno visto come capofila la CGIL con il coinvolgimento di molti altri soggetti, puntano a modificare alcune norme in materia di rapporti di lavoro, in particolare quelle derivate dal Jobs Act del 2015 e quelle introdotte nel 2008 e 2021 sulla responsabilità solidale negli appalti e sub appalti.
Nel primo quesito, si chiede l’abrogazione della disciplina dei licenziamenti introdotta dal Jobs Act con il contratto a tutele crescenti. Ad oggi chi è assunto dopo il 2015 può non avere diritto al reintegro nel proprio posto di lavoro, nemmeno se il licenziamento è stato giudicato illegittimo. IL primo quesito referendario mira a cancellare tale norma tornando all’art. 18 nella versione riformata nel 2012 dalla Legge Fornero.
Il secondo quesito riguarda la cancellazione del tetto all' indennità corrisposte ai lavoratori nei licenziamenti delle piccole e medie imprese. L’ obbiettivo è innalzare le tutele ( reali ) per chi lavora in aziende con meno di quindici dipendenti eliminando il tetto massimo di sei mensilità all’ indennità spettante al lavoratore in caso di licenziamento.
Con il terzo quesito viene richiesta l’abrogazione parziale di norme in materia di apposizione del termine al contatto di lavoro subordinato ; durata massima e condizioni per le proroghe e rinnovi. Norme che secondo i promotori hanno contribuito alla liberalizzazione del contratto a termine e alla precarizzazione del mondo del lavoro.
Infine, il quarto ed ultimo quesito in materia di lavoro chiede l’abrogazione delle norme che escludono, la responsabilità solidale dell’impresa appaltante o sub appaltante ( committente ) in caso di infortunio sul lavoro.
Il quinto dei quesiti ammessi propone di modificare le leggi relative all’acquisizione della cittadinanza italiana. La proposta è quella di ridurre il periodo di residenza legale continuativa necessario per richiedere la cittadinanza da 10 a 5 anni. La proposta mira a rendere più accessibile la cittadinanza a coloro che, pur vivendo in Italia da lungo tempo, non riescono ad ottenerla per via dei rigidi requisiti.