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Cassazione: l’azione di regresso dell'INAIL deve tenere in considerazione il reddito netto del lavoratore infortunato


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Con l’ordinanza n. 26654 del 15.09.2023, la Cassazione afferma che il risarcimento del danno patrimoniale riconosciuto al dipendente a seguito di un infortunio sul lavoro – ed oggetto dell’azione di regresso da parte dell’INAIL – deve essere calcolato sulla base del reddito percepito in concreto e corrispondente alle competenze effettive al netto delle ritenute.

Il fatto affrontato

L’INAIL ricorre giudizialmente con azione di regresso al fine di ottenere il pagamento di € 335.716,00 corrisposti a seguito della morte, causata da un incidente sul lavoro, di un dipendente della società convenuta.
La Corte d’Appello accoglie la predetta domanda, considerando corretto il calcolo operato dall’Istituto ricorrente che, per quantificare il danno patrimoniale degli eredi, aveva tenuto conto del reddito lordo di cui godeva il lavoratore deceduto.

L’ordinanza

La Cassazione – nel ribaltare la pronuncia di merito – rileva, preliminarmente, che l’azione di regresso incontra il limite dell’ammontare del risarcimento dei danni patrimoniali che sarebbero dovuti dal responsabile al lavoratore infortunato.

Per la sentenza, ciò significa che il risarcimento deve commisurarsi al reddito netto, cioè all’ammontare in denaro che sarebbe stato effettivamente percepito dal lavoratore.

Secondo i Giudici di legittimità, quindi, la liquidazione del danno patrimoniale subito da persona defunta (oggetto dell’azione di regresso) deve avvenire ponendo a base del calcolo il reddito della vittima, al netto sia di tutte le spese per la produzione dello stesso prudentemente stimabili, sia del prelievo fiscale.

Su tali presupposti, la Suprema Corte accoglie il ricorso della società, a fronte dell’errore commesso dall’INAIL di prendere a parametro il reddito lordo del dipendente per calcolare il danno patrimoniale subito dagli eredi dello stesso.

A cura di Fieldfisher