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Codice Unico CCNL, al via la fase attuativa dal mese di dicembre


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A partire dal denuncia contributiva del mese di dicembre 2021 il codice unico alfanumerico per i contratti collettivi nazionali di lavoro potrà essere utilizzato dai datori di lavoro e i loro intermediari.

A ricordarcelo è lo stesso presidente Tiziano Treu, nella conferenza stampa di presentazione del codice unico della contrattazione collettiva tenutasi il 6 dicembre scorso nella sede CNEL di Viale Davide Lubin a Roma . 

L’art. 16-quater del DL 16 luglio 20202 n 176 ( cd. Decreto Semplificazioni convertito da legge 11 settembre 2020, n. 120 ), nel recepire lo spirito d’uno dei primi disegni di legge presentati dal CNEL ( A.S. 1232 ), ha previsto l’inserimento nelle comunicazioni obbligatorie dirette al Ministero del Lavoro, e nelle denunce contributive mensili inviate all’ INPS, del codice unico alfanumerico unico per permettere l’individuazione del CCNL applicato a ciascun lavoratore. 

La circ. n. 170 del 12.11.2021 INPS ha fornito a riguardo indicazioni di carattere tecnico-operativo , precisando che per il bimestre dicembre 2021 – gennaio 2022 sarà permesso utilizzare anche i codici INPS, per dare modo ai datori di lavoro e ai loro intermediari di aggiornare i propri applicativi. Solo a partire dal mese di febbraio 2022, la trasmissione avverrà esclusivamente mediante il codice alfanumerico attribuito dal CNEL. 

Come già si è detto in altre occasioni, l’obbiettivo è quello di ridurre il fenomeno del dumping contrattuale, ossia quel fenomeno che porta alla proliferazione dei cosiddetti contratti pirata che purtroppo da fattore residuale è divenuto fenomeno largamente diffuso, con effetti rilevanti in termini di riduzione dei salari e di tutele nel nostro sistema delle relazioni industriali. Il fenomeno è cresciuto a tal punto che ad oggi i contratti maggiormente rappresentativi sono la minoranza rispetto a quelli non rappresentativi e più di un terzo dei CCNL depositati è sottoscritta da organizzazioni che non sono neanche rappresentate nel CNEL ( questo è uno dei tanti aspetti evidenziati nell’ultimo report dell’archivio nazionale dei contratti redatto dal Consiglio Nazionale ). 

La collaborazione interistituzionale tra CNEL e INPS consentirà, pertanto, di mettere a sistema le informazioni in possesso delle due amministrazioni, per costituire il primo nucleo di un’anagrafe comune dei contratti collettivi organizzata in un’ottica di servizio pubblico e trasparenza applicativa. Ciò permetterà analisi e valutazioni più puntuali in merito a molte questioni aperte che riguardano i contratti nazionali a partire dai perimetri degli stessi ed alla identificazione di quelli privi o con scarsa rappresentatività e di conseguenza dei contratti leader di settore, al fine del contrasto al dumping contrattuale e ai contratti cosiddetti pirata. ( L’ Ispettorato a riguardo ha già fornito indicazioni la Circ. n. 2 del 28.07.2020  ). 

In previsione il codice unico potrà essere utilizzato quale possibile strumento per ridisegnare i settori produttivi e i rispettivi confini. In prospettiva, infatti, il collegamento fra banche dati dovrà proseguire con l’associazione fra i codici CNEL e i codici AtEco delle attività produttive alla sesta cifra. Questa associazione consente il collegamento dei campi di applicazione di ciascun CCNL ai relativi settori merceologici e produttivi, mettendo in comunicazione l’archivio CNEL con i registri statistici dell’ ISTAT contenenti i dati sull’occupazione e le retribuzioni. 

Da non dimenticare poi che su questo strumento si basa la riuscita di futuri interventi in materia di minimi e di rappresentanza contrattuale che, sebbene paventati da tempo e mai realizzati per la resistenza delle OO.SS., potrebbero trovare nell’ormai prossima direttiva UE sul salario minimo un nuovo spunto per la loro attuazione.