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Cassazione: le clausole del CCNL vanno interpretate alla luce delle prassi aziendali


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Con l’ordinanza n. 31153 del 28.11.2019, la Cassazione afferma che, al fine di comprendere la reale volontà delle parti sociali, non è sufficiente arrestarsi ad un’interpretazione letterale delle disposizioni del CCNL, essendo necessaria una valutazione complessiva del testo contrattuale che tenga conto anche delle prassi presenti nelle varie realtà produttive.

Il fatto affrontato

I lavoratori, commessi all’interno di un supermercato - rivendicando l’applicazione al loro rapporto del CCNL per i grandi magazzini, prevedente un orario di lavoro settimanale pari a 38 ore, a fronte delle 40 da loro normalmente svolte - chiedono le relative differenze retributive.
La società nel costituirsi in giudizio, contesta la ratio sottesa alla predetta declaratoria, sostenendo la non applicabilità della stessa ai rapporti oggetto di causa.

L’ordinanza

La Cassazione, confermando la statuizione della Corte d’Appello, afferma che, in materia di contrattazione collettiva, la comune volontà delle parti contrattuali non sempre è agevolmente ricostruibile attraverso il mero riferimento al senso letterale delle parole.

Secondo i Giudici di legittimità, vi sono, infatti, diversi elementi che influenzano la formulazione delle declaratorie contrattuali, quali:
- l’articolazione della contrattazione collettiva suddivisa in diversi livelli (nazionale, provinciale e aziendale);
- la vastità e la complessità della materia trattata dai CCNL in ragione della interdipendenza dei molteplici profili della posizione lavorativa;
- il particolare linguaggio in uso nel settore delle relazioni industriali non necessariamente coincidente con quello comune.

Ulteriormente, per la sentenza, esercita una grande influenza il carattere vincolante che non di rado assumono nell'azienda l'uso e la prassi, volti a definire in concreto i diritti e gli obblighi incombenti sulle parti del rapporto di lavoro.

Ne consegue che risulta indispensabile nella materia della contrattazione collettiva una utilizzazione dei generali criteri ermeneutici che tenga conto dei predetti elementi.

Su tali presupposti, la Suprema Corte rigetta il ricorso della società, confermando l’obbligo della stessa a corrispondere le richieste differenze retributive.

A cura di Fieldfisher