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Diritto alla disconnessione : Tutele in arrivo dall’ Unione Europea


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Il Parlamento europeo, con la risoluzione del 21 gennaio 2021 approvata con larga maggioranza, rivolge molteplici raccomandazioni alla Commissione e, in particolare, la invita “a presentare, sulla base di un esame dettagliato, di una valutazione adeguata e di una consultazione degli Stati membri e delle parti sociali, una proposta di direttiva dell'Unione su norme e condizioni minime per garantire che i lavoratori possano esercitare efficacemente il loro diritto alla disconnessione e per disciplinare l'uso degli strumenti digitali esistenti e nuovi a scopi lavorativi …”. 

Sullo stato della vigente legislazione italiana, vedi Tursi, Diritto alla disconnessione dei lavoratori agili (e non) 

A tale conclusione , il Parlamento perviene avendo fra l’altro presente le conclusioni di Eurofond, secondo cui “le persone che lavorano abitualmente da casa hanno più del doppio delle probabilità di lavorare oltre le 48 ore settimanali massime previste e di riposare meno delle 11 ore previste fra un giorno lavorativo e l'altro, come sancito dal diritto dell'Unione, rispetto alle persone che lavorano nella sede del datore di lavoro; … quasi il 30 % di tali telelavoratori dichiara di lavorare nel proprio tempo libero tutti i giorni o più volte alla settimana, a fronte del 5 % di coloro che lavorano in ufficio, e che i telelavoratori hanno maggiori probabilità di lavorare con orari irregolari; … il numero di persone che lavorano da casa nell'Unione che dichiarano orari di lavoro prolungati o che non sono in grado di trarre beneficio dalle ore non lavorative è in aumento; … la probabilità che i telelavoratori abituali segnalino di soffrire di stress legato al lavoro e di disturbi del sonno, stress ed esposizione alla luce degli schermi digitali è più elevata e osserva che tra gli altri effetti sulla salute dei telelavoratori e dei lavoratori ad elevata mobilità figurano emicranie, affaticamento degli occhi, stanchezza, ansia e disturbi muscolo-scheletrici; … il lavoro regolare da casa può provocare danni fisici ai lavoratori, dato che gli spazi lavorativi creati ad hoc a casa, i computer portatili e altre attrezzature TIC potrebbero non rispettare le norme ergonomiche …”;

La Risoluzione sottolinea inoltre che non esiste una normativa specifica dell’Unione europea sul diritto dei lavoratori alla disconnessione, dagli strumenti digitali a scopi lavorativi e che un utilizzo sempre maggiore di tali “… strumenti ha comportato la nascita di una cultura del "sempre connesso", "sempre online" o "costantemente di guardia" che può andare a scapito dei diritti fondamentali dei lavoratori e di condizioni di lavoro eque, tra cui una retribuzione equa, la limitazione dell'orario di lavoro e l'equilibrio tra attività lavorativa e vita privata, la salute fisica e mentale, la sicurezza sul lavoro e il benessere, nonché della parità tra uomini e donne, dato l'impatto sproporzionato di tali strumenti sui lavoratori con responsabilità di assistenza, che generalmente sono donne”.

Il Parlamento allega alla Risoluzione raccomandazioni specifiche concernenti il contenuto della richiesta direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio.

Tale testo, fra l’altro, definisce la disconnessione come “ il mancato esercizio di attività o comunicazioni lavorative per mezzo di strumenti digitali, direttamente o indirettamente, al di fuori dell'orario di lavoro” e, ai fini dell’attuazione del diritto alla disconnessione, considera le seguenti misure:

a) le modalità pratiche per scollegarsi dagli strumenti digitali a scopi lavorativi, compreso qualsiasi strumento di monitoraggio legato al lavoro;

b) il sistema per la misurazione dell'orario di lavoro;

c) valutazioni della salute e della sicurezza, comprese le valutazioni del rischio psicosociale, in relazione al diritto alla disconnessione;

d) i criteri per la concessione di una deroga ai datori di lavoro dall'obbligo di attuare il diritto dei lavoratori alla disconnessione (previste soltanto in circostanze eccezionali, quali la forza maggiore o altre emergenze, a condizione che il datore di lavoro fornisca per iscritto a ogni lavoratore interessato le motivazioni che dimostrino la necessità di una deroga ogniqualvolta si ricorra a essa);

e) in caso di deroga a norma della lettera d), i criteri per stabilire le modalità di calcolo della compensazione per il lavoro svolto al di fuori dell'orario di lavoro conformemente alle direttive 89/391/CEE, 2003/88/CE, (UE) 2019/1152 e (UE) 2019/1158 nonché al diritto e alle prassi nazionali.

f) le misure di sensibilizzazione, compresa la formazione sul luogo di lavoro, che i datori di lavoro sono tenuti ad adottare riguardo alle condizioni di lavoro di cui sopra.

Per quanto riguarda il recepimento della direttiva sollecitata, viene prospettato un termine di due anni dall’entrata in vigore della stessa entro cui gli Stati membri dovrebbero adottare e pubblicare le misure legislative, regolamentari e amministrative necessarie per darvi attuazione e il termine di tre anni per l’applicazione delle misure adottate.

Positiva la reazione della Confederazione europea dei sindacati (CES).

La risoluzione del Parlamento europeo “apre la strada alla legislazione dell’Ue, chiede standard legali minimi per il lavoro a distanza e consente azioni per proteggere la salute mentale, il benessere e la vita privata e familiare dei lavoratori” ha dichiarato la segretaria confederale della CES, Isabelle Schömann, aggiungendo: “Non vediamo l’ora di lavorare con la Commissione europea e gli eurodeputati su una necessaria direttiva europea sul diritto di disconnettersi per fornire una migliore protezione per i lavoratori in tutti i settori”

Fonte : Parlamento UE - Risoluzione 21 gennaio 2021