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Cassazione: per la qualificazione di un rapporto è necessario ricorrere ai dati della concretezza e della effettività


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Con l’ordinanza n. 12871 del 26.06.2020, la Cassazione afferma che, ai fini della qualificazione di un rapporto come lavoro autonomo o subordinato, deve darsi rilievo preminente alle concrete ed effettive modalità di svolgimento della prestazione.

Il fatto affrontato

Il lavoratore ricorre giudizialmente al fine di ottenere: il riconoscimento della natura subordinata del rapporto di lavoro intercorso con l’associazione sindacale dal 1996 al 2002, la condanna del datore al pagamento della somma di € 109.230,43 a titolo di differenze retributive e la dichiarazione di inefficacia del licenziamento verbale intimatogli.

L’ordinanza

La Cassazione - nel confermare la statuizione della Corte d’Appello - afferma, preliminarmente, che l'elemento essenziale di differenziazione tra lavoro autonomo e lavoro subordinato consiste nel vincolo di soggezione del prestatore al potere direttivo, organizzativo e disciplinare del datore, da ricercare in base ad un accertamento esclusivamente compiuto sulle concrete modalità di svolgimento della prestazione.

Secondo i Giudici di legittimità, altri elementi - come l'assenza del rischio economico, il luogo della prestazione o la forma della retribuzione - possono avere solo valore indicativo e non determinante, essendo fattori che, seppur rilevanti nella ricostruzione del rapporto, possono in astratto conciliarsi con entrambe le tipologie contrattuali.

Per la sentenza, dunque, ai fini della qualificazione del rapporto, il giudice deve dare prevalenza ai dati fattuali emergenti dall'effettivo svolgimento della prestazione, essendo il comportamento delle parti posteriore alla conclusione del contratto, elemento necessario non solo ai fini della sua interpretazione (ai sensi dell'art. 1362, secondo comma, c.c.), ma anche ai fini dell'accertamento di una nuova e diversa volontà eventualmente intervenuta successivamente.
Ne consegue che, in caso di contrasto fra i dati formali iniziali di individuazione della natura del rapporto e quelli di fatto emergenti dal suo concreto svolgimento, a questi ultimi si deve dare necessariamente rilievo prevalente nell'ambito di una richiesta di tutela formulata tra le parti del contratto.

Su tali presupposti, la Suprema Corte respinge il ricorso del lavoratore, non avendo il medesimo fornito la prova relativa ai requisiti della eterodirezione e della sussistenza di un vincolo gerarchico.

A cura di Fieldfisher