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Cassazione: condizioni di esigibilità del premio di progettazione


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Con la sentenza n. 10222 del 28.05.2020, la Cassazione afferma che il premio di progettazione spetta ai pubblici dipendenti che abbiano portato a termine i progetti loro affidati, anche nell’ipotesi in cui l'amministrazione tenuta ad erogarlo non abbia adottato gli atti interni propedeutici al pagamento, poiché la maturazione del diritto non può essere subordinata alla negligenza della PA datrice.

Il fatto affrontato

Quattro dipendenti provinciali ricorrono giudizialmente al fine di richiedere il pagamento dell'incentivo economico previsto dalla L. 109/1994 in favore dei lavoratori impegnati nelle attività di progettazione interna in seno agli enti chiamati a gestire lavori pubblici.
La Corte d’Appello respinge la predetta domanda, sul presupposto che - pur essendo stati approvati i progetti cui era collegato l'incentivo - non era stata operata da parte della Provincia datrice la ripartizione delle risorse, indispensabile per rendere effettivamente esigibile il pagamento del premio.

La sentenza

La Cassazione - ribaltando quanto stabilito dal Tribunale e dalla Corte d’Appello - afferma, preliminarmente, che l’incentivo economico richiesto è stato previsto dal legislatore, in favore del personale impegnato nelle attività di progettazione interna agli enti e di esecuzione dei lavori pubblici, in una logica premiale ed al fine di valorizzare le professionalità esistenti alle dipendenze della PA.

Secondo i Giudici di legittimità, detto incentivo ha natura retributiva e la nascita del relativo diritto è condizionata non solo alla prestazione dell'attività incentivata, ma anche all'adozione, da parte dell’Ente datore, di un regolamento ad hoc.
In assenza di tale atto il dipendente può fare valere solo un'azione risarcitoria per inottemperanza agli obblighi che il legislatore ha posto a carico delle amministrazioni.

Per la sentenza, non è possibile, invece, subordinare l’erogazione dell’incentivo all’attuazione del citato regolamento da parte dell’Ente.
Così facendo, infatti, si finirebbe per trasformare la condizione di esigibilità del diritto in un elemento costitutivo del diritto stesso, in aperto contrasto con i principi generali che regolano l'adempimento delle obbligazioni contrattuali.

Su tali presupposti, la Suprema Corte accoglie il ricorso dei lavoratori, affermando il seguente principio: “Il diritto a percepire l'incentivo per la progettazione, di natura retributiva, previsto dall'art. 18 della legge n. 109/109 sorge, alle condizioni previste dalla normativa vigente ratione temporis, in conseguenza della prestazione dell'attività incentivata e nei limiti fissati dalla contrattazione decentrata e dal regolamento adottato dall'amministrazione. L'omesso avvio della procedura di liquidazione o il mancato completamento della stessa non impedisce l'azione di adempimento, che può essere proposta dal dipendente una volta spirati i termini previsti dalla fonte regolamentare”.

A cura di Fieldfisher