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Corte d’Appello di Milano: è discriminatorio prevedere un limite massimo d’età per la partecipazione ad un concorso pubblico


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Con la sentenza n. 652 del 16.05.2019, la Corte d’Appello di Milano afferma che è discriminatorio imporre un limite massimo di età - all’interno di un bando di concorso per l’assunzione di determinati profili nel pubblico impiego - quando è possibile utilizzare criteri meno restrittivi quali la verifica dell’effettiva idoneità psico-fisica del partecipante.

Il fatto affrontato

La lavoratrice ricorre giudizialmente per sentir accertare e dichiarare il carattere discriminatorio del comportamento tenuto da un Comune che, all’interno di un bando di selezione pubblica per la copertura di 22 posti inerenti il profilo di agente di polizia municipale, aveva previsto quale requisito di partecipazione il non aver compiuto il trentesimo anno di età.

La sentenza

La Corte d’Appello ribadisce, preliminarmente, che in forza del D.Lgs. 216/2003 - attuativo della Direttiva 2000/78/CE per la parità di trattamento - nessuno può essere discriminato fin dall’accesso all’occupazione in ragione della propria età.

Secondo la sentenza, tale principio generale soffre, tuttavia, di una deroga, dal momento che in casi strettamente limitati una disparità di trattamento può essere giustificata quando una caratteristica collegata all’età costituisce un requisito essenziale e determinante per lo svolgimento dell’attività lavorativa.
Detta caratteristica deve, però, essere desunta da elementi concreti che incidano significativamente nella realtà, non essendo sufficiente, a tal fine, l’inserimento di astratte e tautologiche affermazioni all’interno del bando di concorso.

Per i Giudici, la citata deroga certamente non opera allorquando sia possibile fare una selezione mediante l’inserimento di modalità meno restrittive rispetto alla fissazione di un’età massima.

Applicando tali principi al caso di specie, il Collegio ritiene che l’obiettivo, prefissosi dal Comune, di garantire il carattere operativo ed il buon funzionamento del corpo degli agenti di polizia municipale, poteva essere tranquillamente raggiunto mediante le prove fisiche rigorose ed eliminatorie cui sono sottoposti i candidati al fine di attestare la loro idoneità psicofisica al servizio.
Su tali presupposti, la Corte accoglie l’appello della lavoratrice, ritenendo che, nel fissare un limite di età per l’accesso al concorso, il bando ha imposto un requisito sproporzionato e ha determinato, dunque, una discriminazione diretta fondata sull’età.

A cura di Fieldfisher