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Cassazione: legittima l’esclusione dalla stabilizzazione del personale con contratto a tempo indeterminato


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Con la sentenza n. 6310 del 08.03.2021, la Cassazione afferma che è legittima l’esclusione dalle procedure di stabilizzazione dei soggetti titolari di contratti a tempo indeterminato, posto che la finalità delle stesse è quella di eliminare il precariato.

Il fatto affrontato

Il lavoratore, dipendente ministeriale a tempo indeterminato, viene assunto con un contratto a termine - ottenendo l'aspettativa senza retribuzione dall’originario datore - da un altro Ente pubblico.
A seguito della sua esclusione dalle procedure di stabilizzazione del personale indette da quest’ultimo Ente, il medesimo ricorre giudizialmente deducendo l’illegittimità di tale esclusione.
La Corte d’Appello rigetta la predetta domanda, sul presupposto che dalla graduatoria finalizzata alla stabilizzazione dovevano essere esclusi i titolari di rapporti di lavoro a tempo indeterminato.

La sentenza

La Cassazione - confermando quanto stabilito dalla Corte d’Appello - rileva, preliminarmente, che con la stabilizzazione il legislatore ha inteso perseguire l'obiettivo del superamento del precariato attraverso il ricorso ad una forma di reclutamento speciale, in quanto destinata ad una platea limitata di soggetti, individuata sulla base della precedente titolarità di un rapporto a tempo determinato con la PA.

Per la sentenza, la ratio sottesa alla disciplina normativa è quella di perseguire una politica di stabilizzazione attraverso la graduale eliminazione del lavoro precario, che costituisce obiettivo generale delle previste procedure speciali.

Secondo i Giudici di legittimità, la stabilizzazione si delinea come un meccanismo di passaggio da una condizione di lavoro temporaneo (pregressa o ancora in essere) ad una condizione di lavoro a tempo indeterminato.
Sicché, laddove risulti insussistente la prima condizione (come nel caso di specie, in cui il lavoratore aveva già in essere un contratto a tempo indeterminato), non vi è più margine per poter accedere alla procedura riservata.

Su tali presupposti, la Suprema Corte rigetta il ricorso proposto dal pubblico dipendente, affermando la legittimità dell’esclusione dello stesso dalla procedura di stabilizzazione.

A cura di Fieldfisher