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Cassazione: il versamento dei contributi prevale sul pagamento degli stipendi


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Con la sentenza n. 36278 del 21.08.2019, la Cassazione afferma che, in caso di crisi di liquidità, l'imprenditore deve dare priorità al versamento dei contributi previdenziali rispetto al pagamento degli stipendi, posto che il diritto correlato all’obbligazione contributiva è coperto da una tutela penalistica.

Il fatto affrontato

Il titolare di un’impresa viene condannato dal Tribunale e dalla Corte d’Appello, ai sensi degli artt. 81 c.p. e 2, l. 638/1983, per aver omesso di versare all'INPS la somma di € 93.465,41 relativa alle ritenute previdenziali ed assistenziali operate sulle retribuzioni corrisposte ai lavoratori dipendenti nell’anno 2012.
Il medesimo impugna dette pronunce, sostenendo che in quell’anno, a causa di in una carenza di liquidità dovuta al fallimento di alcuni importanti clienti, era riuscito soltanto a corrispondere parzialmente la retribuzione ai propri dipendenti.

La sentenza

La Cassazione afferma, preliminarmente, che il reato di omesso versamento dei contributi previdenziali sussiste anche quando il datore di lavoro, in presenza di una situazione di difficoltà economica, decida di dare preferenza al pagamento degli emolumenti ai dipendenti ed alla manutenzione dei mezzi destinati allo svolgimento dell'attività di impresa, omettendo di versare le ritenute all' INPS.

Secondo i Giudici di legittimità, anche l’imprenditore in crisi di liquidità ha l’onere di ripartire le risorse esistenti all'atto della corresponsione delle retribuzioni in modo da adempiere prima al proprio obbligo contributivo, anche se ciò comporta l'impossibilità di pagare i compensi nel loro intero ammontare.
Infatti, il pagamento dei contributi previdenziali deve avere la priorità, in quanto coperto da una tutela penalistica.

Per la sentenza, l’unica causa di esclusione della responsabilità penale è l’assoluta impossibilità di adempiere il debito di imposta.
Ciò presuppone, però, che l’imprenditore riesca a provare che la crisi economica non può essere a lui imputata e che non ha a disposizione altre soluzioni per far fronte alla mancanza di liquidità.

Non essendosi la pronuncia impugnata conformata a detti principi, la Suprema Corte accoglie il ricorso dell’imprenditore.

A cura di Fieldfisher