Stampa

Appalti e infortuni sul lavoro : Responsabilità solidale come strumento di prevenzione


icona

Gli infortuni sul lavoro scuotono, con una frequenza davvero preoccupante, le coscienze, inducendo a riflettere su questioni di diversa natura e, fra queste, sulle questioni che si pongono nelle situazioni in cui la realizzazione di particolari opere passa attraverso il ricorso ad appalti e, non di rado, a subappalti.

La legislazione vigente  non è al riguardo sguarnita, ma è adeguata ed efficace ai fini della prevenzione ?

Questo è una domanda che ciclicamente ci si pone.

Le aree presenziate da norme legislative sono diverse.

Fra le tante norme, oltre a quelle dovute al decreto legislativo sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, un rilevo non secondario ha il principio della responsabilità solidale fra committente/appaltatore/subappaltatore.

Il committente, per la realizzazione dell’opera (o del servizio) che gli interessa, è spinto  ad entrare in rapporto contrattuale con imprenditori corretti nel pagare le retribuzioni e versare i contributi previdenziali, pena il dover sopportare in proprio il costo degli inadempimenti dell’appaltatore e degli eventuali  subappaltatori.

Se non si può dire che la  correttezza nell’adempimento  delle obbligazioni retributive e contributive significa sempre e comunque attenzione concreta all’esigenza della sicurezza nei luoghi di lavoro, imprenditori (appaltatori o subappaltatori che siano) protagonisti  di un sistematico inadempimento delle predette obbligazioni facilmente tralasciano  anche la tutela della salute dei propri collaboratori.

Al principio della responsabilità solidale può quindi riconoscersi un (indiretto) valore anche ai fini della prevenzione.

Sennonché, nonostante l’interesse del committente ad un controllo continuo sulla correttezza del comportamento dell’appaltatore, capita spesso che la responsabilità solidale venga  evocata al termine dell’appalto. Questo, verosimilmente, per varie ragioni, fra le quali l’oggettiva difficoltà del controllo continuativo.

Su queste problematiche, appare utile il servizio reso disponibile dall’Inps di Monitoraggio Congruità Occupazionale Appalti (MoCOA).

Il MoCOA si fonda su un’attività di incrocio tra i dati dei lavoratori impiegati in appalto/subappalto e quelli poi effettivamente denunciati in UNIEMENS dagli appaltatori/subappaltatori.

Il sistema, infatti, elabora un report mensile, denominato “Documento Congruità Occupazionale Appalti” (DoCOA), che evidenzia eventuali discordanze e/o incongruenze nei dati dichiarati in UNIEMENS dall’appaltatore e dal subappaltatore e quelli registrati in MoCOA.

In questo modo, il committente può verificare mensilmente la correttezza del comportamento del/i partner contrattuale/i.

La valenza generale di questo servizio ha, tuttavia, un presupposto: richiede, infatti, che i lavoratori dichiarati all’Inps da parte dall’appaltatore e dagli eventuali subappaltatori  corrispondano a tutti quelli effettivamente impegnati nell’esecuzione dell’appalto e del subappalto.

Emerge, così, un punto ineludibile: quello della verifica continuativa dei lavoratori di fatto impegnati nell’esecuzione delle attività appaltate.

Punto, come detto,  ineludibile: non si può accettare di scoprire la presenza di lavoratori non dichiarati solo dopo un infortunio.

Dal punto di vista che si è assunto, direttamente interessato alla verifica dei lavoratori impegnati è (anche) il committente:  solo grazie a tale  verifica può accertare che, di mese in mese, non si produca una sua responsabilità solidale.  

L’impiego di lavoratori non dichiarati, sia chiaro, è già sanzionato (si pensi alla cosiddetta maxi sanzione).

Ciò non fa venir meno l’utilità di pensare a misure che, anche attraverso l’impiego di mezzi tecnologici, informino sulle presenze effettive, facendo leva  sull’impegno dei committenti interessati  (a meno di intese non commendevoli) alla coincidenza fra organici dichiarati all’Inps dagli appaltatori e dai subappaltatori  e quelli effettivi.       

Prof. Avv. Angelo Pandolfo, partner Fieldfisher