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Fincantieri: al via il piano per la costruzione di asili nido aziendali


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Da poco sono stati celebrati i 50 anni della legge n. 1044 del 1971, che solennemente affermava: “L'assistenza negli asili-nido ai bambini di età fino a tre anni, nel quadro di una politica per la famiglia, costituisce un servizio sociale di interesse pubblico”

Una legge, quella del 1971, a cui, tuttavia, non seguì una piena attuazione del programma di costruzione e gestione di almeno 3800 asili nido comunali nel quinquennio 1972-76, che ora torna utile per cogliere il punto da cui si è partiti. 

Era questo un suo ulteriore passaggio: “Gli asili nido hanno lo scopo di provvedere alla temporanea custodia dei bambini, per assicurare una adeguata assistenza alla famiglia e anche per facilitare lo accesso della donna al lavoro nel quadro di un completo sistema di sicurezza sociale”. 

Un passaggio datato. 

Gli “Orientamenti nazionali per i servizi educativi per l’infanzia”, elaborati dalla Commissione nazionale per il sistema integrato di educazione e di istruzione operante presso il Ministero dell’istruzione, sono ora decisi nel sottolineare il carattere educativo anche degli asili nido che accolgono i bambini fino tre anni. 

Il che proietta e responsabilizza tali strutture ben oltre la mera custodia e ancor di più far risaltare la gravità della carenza di strutture del genere. 

Di questo è ben consapevole il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). 

Nella presentazione della sua Missione 4: Istruzione e ricerca, vengono segnalate le carenze strutturali nell’offerta di servizi di educazione e istruzione primarie: “Nei cicli di istruzione inferiore il divario rispetto agli standard europei è evidente. Ad esempio, il rapporto tra posti disponibili negli asili nido e il numero di bambini di età compresa tra 0 e 2 anni si colloca nel nostro Paese in media al 25,5 per cento - con rilevanti difformità territoriali - ovvero 7,5 punti percentuali al di sotto dell’obiettivo europeo del 33 per cento e 9,6 punti percentuali al di sotto della media europea. La carenza di servizi educativi per l’infanzia, unita all’iniqua ripartizione dei carichi di lavoro familiare, condiziona negativamente l’offerta di lavoro femminile e riduce il tasso di partecipazione delle donne al mercato del lavoro. A loro volta, tali fattori deprimono la domanda apparente di servizi educativi per l’infanzia, generando un equilibrio socialmente inefficiente, dove alla bassa offerta di servizi educativi per l’infanzia corrisponde una ridotta domanda apparente, soprattutto al Sud”. 

A fronte di questa situazione e fermi restando gli interventi programmati in attuazione del PNRR, gli asili nidi aziendali rappresentano un’iniziativa che innanzitutto risponde alle esigenze delle persone - lavoratrici e lavoratori - che collaborano con le aziende non solo nella prospettiva della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, ma anche e direttamente della socializzazione e dell’apprendimento dei bambini e così concorrendo a quello che sempre più è percepito come un loro diritto. 

Non è, quindi, un caso che da tempo la promozione degli asili aziendali e interaziendali sia stata perseguita a livello legislativo come una scelta rispondente anche ad un interesse generale: si pensi alla l. n. 383/2001 (art.4) e alle legge finanziarie del 2002 e del 2003 (l. n. 448/2001, art.70; l. n. 289/2002, art. 91) e, con riferimento a disposizioni più recenti, alla legge di bilancio 2017 ( art. 1, comma 355, l. n. 232/2016 e successive modifiche e integrazioni) che ha previsto la corresponsione di buoni su base annua per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido pubblici ma anche privati. 

Fra le agevolazioni legate al welfare aziendale, inoltre, rientrano anche “… i servizi e le prestazioni erogati dal datore di lavoro alla generalità dei dipendenti o a categorie di dipendenti per la fruizione, da parte dei familiari … dei servizi di educazione e istruzione anche in età prescolare …”: art. 51, comma 2 lett. f-bis, TUIR (ciò che pone anche qualche problema di coordinamento fra questa agevolazione e i buoni asilo nido). 

In questo quadro, si colloca costruttivamente, è proprio il caso di dire, il recente accordo sindacale Fincantieri, significativamente sottoscritto anche dalla Ministra per le pari opportunità e la famiglia, sulla costruzione di una pluralità di asili nidi nelle diverse sedi aziendali, a partire dall’asilo nido presso la sede della Divisione Navi mercatili di Trieste destinato a divenire pienamente operativo con “l’inizio dell’anno educativo 2022” (espressione - “anno educativo” - decisamente appropriata alla luce dei citati “Orientamenti nazionali per i servizi educativi per l’infanzia” ).

Un accordo, dunque, espressione di responsabilità sociale, peraltro perfezionato sulla base di una metodologia raccomandata per iniziative del genere: analisi preventiva della composizione della popolazione aziendale; survey preventiva per verificare bisogni e interesse; gradimento da parte di 3000 persone. 

Circa i contenuti, un accordo pienamente consapevole di quanto sia impegnativa la gestione degli asili nido, che infatti viene affidata a “… gestori qualificati e specializzati in servizi per l’infanzia ..”, e una distribuzione dei costi con l’azienda impegnata a sostenere “il costo complessivo del servizio degli Asili Nido aziendali, fatta salva una retta mensile differenziata secondo fasce ISSE, che verrà sostenuta dai genitori dei bambini accolti nella struttura” (e quindi, a quanto è dato capire, con la possibilità che i genitori fruiscano dei buoni asilo nido); sostegni alternativi per le famiglie che, in ipotesi, resteranno escluse dalla graduatoria di ammissione agli asili nido aziendali. 

Infine, in scenari in cui sempre più il rapporto con il “territorio” è considerato importante, l’accordo non manca di considerare la possibilità dell’apertura del servizio degli asili alle “… comunità locali comprendendo anche i nuclei famigliari dei dipendenti dell’indotto”.