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INAPP : Lo smart working non cresce più, un solo occupato su dieci lavora da remoto.


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Una recente ricerca divulgata dall' Istituto Nazionale per le Analisi delle Politiche Pubbliche ( INAPP ) evidenzia un rallentamento dei ritmi di crescita e diffusione dello smart working

I dati diffusi evidenziano come in Italia appena il 14,9% degli occupati svolge parte dell'attività alternando il lavoro in presenza e quello da remoto ma tale percentuale potrebbe essere decisamente più alta, intorno al 40% considerate le mansioni remotizzabili. Pertanto, la quota che effettivamente si traduce in lavoro a distanza è minoritaria, nonostante il boom che si è avuto nel 2020, in piena pandemia, quando si è passati dal 4,8% dell’anno precedente al 13,7%. 

L’Inapp mette in luce che su questa ridotta diffusione del lavoro agile incide il differente grado di fattibilità del lavoro da remoto nelle diverse professioni, ma anche la differente capacità manageriale di adottare nuovi modelli di organizzazione del lavoro facendo uso delle nuove tecnologie digitali, in un Paese come l’Italia dove le Pmi sono assai diffuse. Guardando al mondo delle piccole e medie imprese del settore privato, fino a 5 dipendenti l'84% dei lavoratori svolge mansioni che non possono essere eseguite a distanza, al crescere della dimensione aziendale questa quota si riduce: il 56,4% dei lavoratori svolge prestazioni non “remotizzabili” tra le imprese medie con 50-249 addetti e il 34,2% fra le realtà con oltre 250 addetti.

A svolgere un lavoro eseguibile in modalità da remoto sono soprattutto i laureati, i dipendenti delle imprese di grandi dimensioni, gli occupati nei servizi e i dipendenti pubblici. Incidenze leggermente superiori alla media si registrano tra le donne, tra i residenti nel Nord Ovest e nel Centro e tra le persone con diploma.

Fonte: INAPP