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Corte Costituzionale: legittimo il pagamento posticipato e rateale del TFS


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Con la sentenza 159 del 25.06.2019, la Corte Costituzionale afferma che la posticipazione e la rateizzazione del trattamento di fine servizio sono costituzionalmente legittime soltanto nel caso in cui riguardino dipendenti pubblici andati in pensione anticipatamente.

Il caso affrontato

Il Tribunale di Roma, in funzione di Giudice del lavoro, solleva una questione di legittimità costituzionale circa l’art. 3, comma 2, del DL 79/1997 - che prevede il pagamento del TFS ai dipendenti pubblici trascorsi 24 mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro - e l’art. 12, comma 7, del DL 78/2010, disciplinante la corresponsione rateale dello stesso TFS se di importo superiore ad € 50.000,00.
Secondo il Giudice rimettente, la disciplina in esame, nel prevedere una corresponsione dilazionata e rateale del trattamento di fine rapporto per i soli dipendenti delle pubbliche amministrazioni, da un lato, contravverrebbe al principio di parità di trattamento previsto dall’art. 3 Cost. e, dall’altro, violerebbe il precetto di cui all’art. 36 Cost.

La sentenza

La Corte Costituzionale rileva, preliminarmente, che il lavoro pubblico e il lavoro privato non possono essere in tutto e per tutto assimilati e che le differenze, pur attenuate, permangono.
Ciò, anche alla luce del fatto che il lavoro pubblico, rappresentando una spesa importante nel bilancio statale, implica un prudente controllo sulla spesa, che preclude il raffronto totale con il settore di impiego privato e che esclude, dunque, una violazione dell’art. 3 Cost. per disparità di trattamento.

Venendo all’analisi del vaglio di costituzionalità rispetto all’art. 36 Cost., la Consulta rileva, in primis, la natura retributiva del Trattamento di Fine Servizio, per, poi, affermare che lo stesso, da un lato, deve essere congruo nell’ammontare concretamente corrisposto e, dall’altro, deve essere tempestivamente erogato, sì da assicurare al lavoratore ed alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa attraverso il soddisfacimento delle quotidiane esigenze di vita.
Tuttavia, i Giudici sostengono che il legislatore - in una situazione di grave emergenza economica e finanziaria - possa legittimamente prevedere il pagamento rateale e differito del TFS, a condizione che tale sacrificio venga imposto esclusivamente ai dipendenti pubblici che accedano anticipatamente alla pensione, rinvenendosi nella particolarità di tale fattispecie la ragione giustificatrice della misura restrittiva.
La ratio della predetta normativa risiede nel disincentivare il pensionamento anticipato, rendendo interessante la prosecuzione dell’attività lavorativa mediante adeguati incentivi.
In tale contesto, il pagamento rateale e differito risulta costituzionalmente legittimo, anche perché prevede deroghe (con erogazione in tempi rapidi) per alcune situazioni quali la cessazione dal servizio per inabilità o decesso.

In conclusione, la Corte Costituzionale - pur respingendo le sollevate questioni di legittimità - segnala al Parlamento “l’urgenza di ridefinire una disciplina non priva di aspetti problematici, nell’ambito di una organica revisione dell’intera materia”.

A cura di Fieldfisher