Il Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali ha pubblicato la Relazione per la valutazione del Reddito di Cittadinanza.
La Legge istitutiva della misura ( Legge 28 marzo 20219 n. 26 ) ha attribuito il monitoraggio, e la successiva redazione della relazione di valutazione ad un Comitato scientifico composta dal Direttore Generale per la lotta alla povertà del Ministero del Lavoro, i rappresentati di ANPAL ; INAPP ; INPS ; ISTAT e cinque esperti indipendenti del mondo dell’università e della ricerca scientifica.
Il rapporto consente di valutare l’impatto dei sussidi, e delle misure di politica attiva del lavoro e per l’inclusione sociale, sulla platea di famiglie e sui beneficiari delle prestazioni per l’intero periodo di vigenza del provvedimento ( 1° aprile 2019 – 31 dicembre 2023 ) sino all’entrata a regime della riforma dal 1° gennaio 2024 con l’introduzione dell’ Assegno di Inclusione.
Costi per 34 miliardi di euro - Sulla base dei dati forniti dall’Osservatorio Statistico dell’Inps hanno percepito il sussidio di integrazione al reddito nel periodo di vigenza (aprile 2019-dicembre 2023), per almeno una mensilità, circa 2,4 milioni di nuclei familiari e 5,3 milioni di persone. Il numero medio delle mensilità percepite è di 26,4 per il RdC e di 32 per il PdC. Circa un terzo dei beneficiari ha percepito il sussidio per l’intero periodo. L’importo della spesa pubblica impegnata è superiore ai 34 miliardi di euro.
Ridotta l’ incidenza sulla povertà - Nelle indagini effettuate dall’Istat, la quota delle famiglie in condizioni di povertà assoluta, che hanno beneficiato delle prestazioni di sostegno al reddito, raggiunge il massimo del 38% nel corso del 2021 (32,3% nel 2022), per una quota equivalente al 58,7% dei beneficiari delle misure (53,4% nel 2022).
A ridurre l’incidenza anche la ripresa dell’ economia e dell’occupazione con l’andamento dei prezzi di gran lunga superiore all’incremento dei redditi nominali. La decrescita delle domande, motivata in particolare dall’aumento dell’occupazione risulta accompagnata dalla riduzione del valore medio dell’Isee dei nuclei familiari, da 1800 euro del 2019 a 550 euro nel 2022 e da un aumento del valore medio delle integrazioni al reddito mensili, da 480 euro a 540 euro.
Ridotta partecipazione – Il lato più problematico resta l'accompagnamento al lavoro dei beneficiari. Nei primi anni, fino al 2021, le politiche attive sono state di fatto inesistenti per via della pandemia. Le stime evidenziano purtroppo la mancata partecipazione di un rilevantissimo numero di famiglie e persone in condizione di povertà e il contemporaneo accesso ai sussidi di una consistente quota, oltre il 40%, di soggetti non in condizioni di povertà. La discrepanza è dovuta a criteri normativi per la selezione dei potenziali beneficiari ( redditi e patrimoni valutati con l’ ISEE ), che non riscontrano le condizioni di povertà, tenuto conto delle spese delle famiglie, rilevate sulla base degli indici ISTAT delle spese delle famiglie.
L’ampio ricorso a forme di lavoro irregolare ridimensiona ulteriormente le stime considerato che, in taluni settori e per alcune professioni , il tasso di irregolarità raggiunge livelli tre volte superiori alla media.
Per quanto riguarda la dimensione territoriale o le caratteristiche soggettive dei nuclei e dei percettori, la partecipazione risulta superiore alla media per i residenti nelle regioni del Sud e delle Isole, per i nuclei composti da una persona sola o esclusivamente da adulti, per le famiglie di soli italiani, per i nuclei residenti in affitto.
Al di sotto della media sono quelli residenti nelle regioni del Nord, le persone over 64 anni sole e le coppie di anziani, le famiglie con due o più figli a carico, i nuclei con almeno uno straniero, le famiglie con abitazione in proprietà. Concorrono a questo risultato i criteri previsti dalla legge istitutiva per la selezione dei beneficiari: i requisiti di reddito e di patrimonio che possono comportare l’esclusione di una parte dei poveri stimati dall’Istat.
Le conclusioni – Da ultimo la relazione evidenzia un significativo apporto della misura in termini di contenimento della povertà, soprattutto durante il biennio della pandemia, ma il rapporto tra la spesa impegnata e i risultati ottenuti in termini di riduzione del numero delle persone povere e di efficacia delle misure di politica attiva del lavoro e per l’inclusione sociale, non si sono rivelati soddisfacenti.
Le raccomandazioni - Alla luce delle valutazioni e dalle indagini svolte , il Comitato scientifico conclude la relazione con delle raccomandazioni ritenute utili anche per le misure riguardanti l’Assegno di Inclusione e il Supporto alla formazione e al lavoro. Viene vagliata la possibilità di :
- aggiornare le soglie Isee per la partecipazione alle nuove misure, in particolare la soglia del reddito annuale di 6mila euro, aumentato dalla scala di equivalenza sulla base dei carichi familiari, tenendo conto dell’impatto dell’inflazione avvenuto negli anni recenti.
- Inoltre, il sussidio erogato a livello nazionale dovrebbe essere considerato come un livello minimo della prestazione da integrare con misure personalizzate e con programmi di potenziamento dei servizi che tengano conto delle caratteristiche dei nuclei familiari e del territorio di appartenenza, predisponendo dei pacchetti nazionali di misure facilmente accessibili e da erogare sulla base dei fabbisogni che possono emergere dalla valutazione multidimensionale dei nuclei familiari (sanitaria, assistenziale, abitativa, lavorativa).
- La promozione da parte delle Istituzioni locali di attività di auditing e di coinvolgimento degli attori privato sociali e del terzo settore per valutare le iniziative che possono concorrere a migliorare i livelli di partecipazione alle misure e la promozione di servizi adeguati con il concorso di più attori.
- Potenziare le politiche attive del lavoro con il concorso delle Agenzie per il lavoro e di aumentare la cumulabilità tra l’indennità di sostegno al reddito e i salari percepiti dalle prestazioni lavorative, anche per incentivare il tasso di impiego dei lavoratori sottoccupati e per contrastare il lavoro sommerso.
- Finalizzare prioritariamente i Progetti Utili per la Collettività (PUC) alle persone in età di lavoro che presentano particolari disagi di natura lavorativa e sociale coinvolgendo per lo scopo anche le Organizzazione del terzo settore.
- Rafforzare le piattaforme nazionali finalizzate a condividere le informazioni relative all’attivazione delle misure e alle prestazioni economiche erogate dalle Istituzioni competenti per migliorare l’efficacia delle misure, la razionalizzazione della spesa e il sistema dei controlli preventivi.
Fonte: Min. lavoro