Nel lasso di tempo ricompreso tra il 2019 e il 2023, lo smart working non è stato né un accelleratore né un ostacolo alla produttività delle aziende che lo hanno impiegato in maniera più o meno strutturata e proficua. Sulla media delle imprese agili, l’impatto su produzione, in termini di ricavi o quantità, e su input di lavoro per numero di dipendenti e ore lavorate, è risultato nella media esiguo e non ha influenzato né la composizione della forza lavoro né profitti e costi variabili.
Il quadro è quello delineato dalla Banca d’ Italia nella ricerca “ Lavoro da remoto e produttività: evidenze empiriche a livello d’impresa “. I ricercatori hanno esaminato metriche economiche chiave quali ricavi, input di lavoro misurato in ore lavorate e numero di dipendenti, composizione della forza lavoro, profitti, costi variabili e investimenti in tecnologie 4.0. Il risultato complessivo indica un effetto medio nullo su tutte queste variabili, sfatando l'idea che il lavoro da remoto rappresenti necessariamente un freno alla crescita aziendale. Tuttavia, questa lettura aggregata nasconde dinamiche più complesse se considerate le varie classi di imprese.
Gli anni a cavallo tra 2019 e 2023 sono gli anni della pandemia, anni in cui si è fatto un massiccio ricorso allo smart working in risposta all'emergenza sanitaria . L' analisi evidenzia che che proprio le aziende che utilizzavano il lavoro da remoto prima dello stato emergenziale sono quelle che hanno saputo capitalizzare al meglio i benefici in termini di produttività e efficienza. Le migliori performance sono dipese, infatti, da caratteristiche organizzative come infrastrutture digitali adeguate e il sapere lavorare per obbiettivi con sistemi di valutazione orientati al risultato. All’opposto, invece, quelle aziende con più resistenza all’innovazione in parte attribuibile alle scarse competenze manageriali e alla mancanza di conoscenza degli strumenti organizzativi necessari per gestire il lavoro ibrido. Questo suggerisce che l’efficacia del lavoro ibrido sia anche legata ad un impegno strutturale e non meramente episodico.
Per aziende, HR e lavoratori il messaggio è chiaro : il lavoro da remoto va verso la maturità. Lo smart working non è una bacchetta magica, non è nemmeno un rischio per la produttività. E’ un modello che va progettato, governato e fatto evolvere come leva strategica non solo per la produttività ma anche per l’attrazione e fidelizzazione dei dipendenti.
Fonte: Banca d'Italia
