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INL - Relazione annuale sulla convalida delle dimissioni : organizzazione del lavoro e mancanza di servizi tra le principali motivazioni


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Il comma 4 dell’articolo 55 del decreto legislativo 151/2001 stabilisce che “la richiesta di dimissioni presentata dalla lavoratrice, durante il periodo di gravidanza, e dalla lavoratrice o dal lavoratore durante il primo anno di vita del bambino o nel primo anno di accoglienza del minore adottato o in affidamento, deve essere convalidata dal servizio ispettivo del Ministero del lavoro, competente per territorio. A detta convalida è condizionata la risoluzione del rapporto di lavoro.” La Legge Fornero ( L. 92/2012 ) ha esteso il periodo fino ai tre anni della prole. Lo stesso vale per le risoluzioni consensuali che quindi devono essere convalidate dall’Ispettorato del lavoro. 

Sulla base dei dati raccolti l’ INL pubblica annualmente la " Relazione annuale sulle convalide delle dimissioni e delle risoluzioni consensuali delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri ai sensi dell'art. 55 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n.151 “ con gli ultimi dati aggiornati al 2022. 

La relazione analizza il fenomeno delle dimissioni delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri nei primi anni di vita della prole in funzione del genere, delle classi di età dei genitori e del numero dei figli, della cittadinanza, delle condizioni professionali, dei settori economici, della dimensione aziendale e delle modalità di articolazione dell'orario di lavoro. 

Ampio spazio è dedicato all’analisi delle motivazioni che hanno determinato l’allontanamento dal mondo del lavoro dei neo-genitori, nonché al diverso atteggiarsi del fenomeno in ragione del contesto territoriale. 

I numeri delle convalide – E’ del 17,1 % l’aumento rispetto al 2021 delle dimissioni convalidate dall’ Ispettorato Nazionale del Lavoro (Inl) nei primi tre anni di vita del figlio, in larga parte provenienti da neo-madri. Nel 2022 le richieste di dimissione di neo-genitori sono state infatti 61.391, e nel 72,8% dei casi – 44mila – richieste da donne. Tra queste, il 63,6% delle lavoratrici indica esplicitamente tra le motivazioni delle dimissioni proprio la difficoltà di gestire impiego e lavoro di cura. Per gli uomini la motivazione principale è il passaggio a un’altra azienda (78,9%), ragione invece minoritaria per le donne (24%). 

La maggior parte dei destinatari delle convalide, pari a 48.768 (il 79,4% del totale), si colloca nella fascia di età tra i 29 e i 44 anni. Come per gli anni precedenti, il maggior numero di provvedimenti si riferisce a lavoratori e lavoratrici con un solo figlio (o in attesa del primo figlio), il 58% del totale. Più modesta si conferma invece la percentuale di genitori con 2 figli (oltre il 32,5% del totale) e resta contenuta (il 7,5%) quella dei lavoratori e delle lavoratrici con più di 2 figli. Ciò conferma, sottolinea l’Inl, che la fascia critica per restare nel mercato del lavoro sia proprio quella immediatamente successiva all’arrivo del primo figlio. 

Le motivazioni - La motivazione più frequente - spiega l’Ispettorato - è proprio la difficoltà di conciliare l’occupazione lavorativa con le esigenze di cura della prole, sia per ragioni legate alla disponibilità di servizi di cura, sia per ragioni di carattere organizzativo riferite al proprio contesto lavorativo: sommando le due specifiche, questa motivazione incide sul totale per il 49,8%. In particolare, le motivazioni relative alle difficoltà di conciliazione legate alla disponibilità di servizi sono il 32,2% del totale e riguardano l’assenza di parenti di supporto, l’elevata incidenza dei costi di assistenza al neonato quali asilo nido o baby-sitter e il mancato accoglimento al nido. Le motivazioni concernenti le difficoltà di conciliazione dovute all’organizzazione del lavoro rappresentano oltre il 17,6% del totale, e riguardano la distanza della residenza dal luogo di lavoro, un cambiamento della sede di lavoro, l’orario di servizio. 

Un ulteriore aspetto evidenziato è la permanenza di una profonda differenza di genere. Dal rapporto emerge che la motivazione principale per gli uomini (il 78,9% del totale delle motivazioni addotte dai lavoratori con figli) è legata al passaggio ad altra azienda, mentre la difficoltà di conciliazione tra lavoro e attività di cura è la motivazione indicata solo nel 7,1% dei casi. Mentre, sul totale delle motivazioni indicate dalle lavoratrici madri, solo il 24% fa riferimento a casi di trasferimento ad altra azienda. Mentre, sul totale delle motivazioni indicate dalle lavoratrici madri, solo il 24% fa riferimento a casi di trasferimento ad altra azienda.

Fonte : INL