Stampa

Garante Privacy – La relazione annuale con focus sui rapporti di lavoro


icona

Il 23 giugno, l'Autorità Garante per la protezione dei dati personali ha presentato la Relazione sull'attività svolta nel 2019.

Nella Relazione vengono illustrati i diversi ambiti in cui l’Autorità è intervenuta.

Il 2019 ha rappresentato per l'Autorità un anno particolarmente impegnativo ai fini del progressivo adeguamento al Regolamento UE da parte dei soggetti pubblici e privati per i quali sono state previste nuove responsabilità.

La Relazione dà conto degli interventi più rilevanti posti in essere nei vari ambiti, centrati innanzitutto sulle rilevanti novità introdotte dal Regolamento Ue e sulle grandi questioni legate alla tutela dei diritti fondamentali delle persone nel mondo digitale: in particolare, le implicazioni etiche della tecnologia; l'economia fondata sui dati; le grandi piattaforme; i big data; l'intelligenza artificiale e le problematiche poste dagli algoritmi; la sicurezza dei sistemi e la protezione dello spazio cibernetico; la pervasività delle diverse forme di controllo e sorveglianza; il ricorso sempre più diffuso ai dati biometrici; la monetizzazione delle informazioni personali; le fake news; l'Internet delle cose; il revenge porn.

Con riferimento alla protezione dei dati nei rapporti di lavoro pubblici e privati a cui è dedicata un’ampia parte della Relazione, l’Autorità ha, fra l’altro, definito le garanzie per la raccolta delle impronte digitali dei dipendenti pubblici a fini di lotta all'assenteismo e ha fissato le regole per l'uso delle nuove tecnologie, con particolare riguardo al controllo dei lavoratori e alla gestione della posta elettronica.

In occasione della presentazione della Relazione, il Presidente dell’Autorità ha tenuto un discorso, in cui viene considerato anche l’irrompere della pandemia che, fra l’altro, ha portato ad accelerare la transizione digitale con tutte le questioni connesse sotto il profilo della protezione dei dati e ciò con riferimento anche al contesto lavorativo.

A quest’ultimo riguardo, l’attenzione è, in particolare, rivolta allo smart working, che “… potrebbe ragionevolmente divenire una forma diffusa, effettivamente alternativa, di organizzazione del lavoro” e al “… ricorso intensivo alle nuove tecnologie per rendere la prestazione lavorativa …”.

ACDR