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Ministero del lavoro: Rapporto annuale sulle Comunicazioni Obbligatorie 2020


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Il Rapporto descrive le dinamiche dei rapporti di lavoro – di lavoro subordinato e parasubordinato - nel triennio 2017/2019. Non tocca, quindi, la fase emergenziale apertasi nel 2020.

I dati, contenuti nel Rapporto, si riferiscono al flusso dei contratti di lavoro dipendente e parasubordinato di tutti i settori economici, compresa la Pubblica Amministrazione e coinvolgono anche i lavoratori stranieri presenti, seppure solo temporaneamente, in Italia.

Non sono registrati i rapporti di lavoro autonomo, che non rientrano - a meno di quelli del settore dello spettacolo - negli obblighi di comunicazione.

Dal Rapporto risultano registrati, tramite le comunicazioni obbligatorie, circa 11,8 milioni di rapporti di lavoro attivati.

A tali rapporti di lavoro, si aggiungono circa 1,4 milioni di contratti in somministrazione per un totale di circa 13,2 milioni di attivazioni.

Rispetto al 2018, le attivazioni aumentano nel complesso del 2,3%, con tassi relativamente più elevati per i rapporti di lavoro attivati nelle Regioni del Mezzogiorno (+2,5%) e per le attivazioni dei contratti a tempo indeterminato (+6,8%) e di apprendistato (+7,2%) e per i rapporti di lavoro attivati nei confronti delle donne (+2,5).

I rapporti di lavoro attivati hanno interessato 6,6 milioni di lavoratori (+1,9% rispetto al 2018) per un numero di rapporti di lavoro pro-capite pari a 1,79.

L'analisi per settore di attività economica evidenzia che la maggior parte dei rapporti di lavoro dipendente e parasubordinato si concentra nel settore dei Servizi, che nel 2019 assorbe il 72,7% delle attivazioni totali.

Il contratto a tempo determinato si conferma come la forma contrattuale prevalente e si attesta al 68,2% del totale attivazioni dell’anno, con un calo di 1,3 punti percentuali rispetto al 2018.

Per quanto attiene l’analisi dinamica di genere dei lavoratori interessati da attivazioni, si rileva che, nel 2019 rispetto all’anno precedente, le nuove attivazioni dei rapporti di lavoro per le lavoratrici aumentano in misura maggiore della crescita registrata a favore dei maschi (+2,6 e +1,4%, rispettivamente).

Il numero delle trasformazioni dei rapporti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato, in calo nel 2017 (-7,6%), presenta un notevole incremento nel 2018 (+88,2%), che prosegue nel 2019, ma in modo più moderato (+11,9%), attestandosi a 643 mila trasformazioni.

Le dinamiche del tempo determinato e di quello indeterminato mostrano nel periodo 2017-2019 una progressiva riduzione dell’incremento percentuale per il primo (pari a -12,3 punti percentuali nel triennio) così come per le altre forme contrattuali quali l’apprendistato, a fronte di un aumento per il secondo (+1,9 punti). L’83,3% dei contratti nel 2019 presenta una durata inferiore all’anno: di questi più del 52,2% giunge a conclusione entro 3 mesi, in particolare il 34,9% entro 1 mese. Considerevole è la quota della classe di durata 91-365 giorni (pari a 31,1%), mentre i contratti superiori a un anno costituiscono il 16,7%, una percentuale inferiore rispetto a quella rilevata nel 2018.

Il numero dei tirocini attivati nel 2019 è pari a circa 355 mila in aumento di 1,0% rispetto al 2018. Il numero di rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio è pari a 129 mila (1,1% del totale). Il settore che concentra la maggior parte dei tirocini attivati è quello dei Servizi che, con circa 272 mila attivazioni, rappresenta il 76,6% del totale tirocini attivati.

L’esperienza di tirocinio extracurriculare interessa per lo più individui con meno di 35 anni (83,8% del totale dei tirocinanti).

I tirocini si concentrano prevalentemente al Nord con circa 198 mila attivazioni, pari al 55,7% del totale; le differenze regionali dipendono dalla struttura produttiva e, quindi, della domanda di lavoro. Nel 2019 le cessazioni hanno interessato oltre 352 mila tirocini, di cui il 74,1% ha avuto una durata compresa tra 3 e 12 mesi.

Nella maggior parte dei casi i tirocini sono cessati al termine del periodo di orientamento/formazione (71,1%). I tirocini conclusi su richiesta del tirocinante rappresentano il 13,1% dei casi. Sono rari, invece, i tirocini cessati su iniziativa del datore di lavoro (0,6%). Nel 2019 sono stati registrati 1 milione 400 mila rapporti di lavoro attivati in somministrazione, a fronte di 1 milione 945 mila nell’anno precedente, con una diminuzione del 28%.

Oltre la metà dei rapporti in somministrazione, una quota pari al 54% del totale, ha interessato la componente maschile, che ha registrato una diminuzione nel triennio 2017-2019, a fronte di un aumento di quella femminile. A fronte di un incremento delle attivazioni totali (+2,3%) si osserva un decremento delle attivazioni dei contratti in somministrazione (-28%) che coinvolge la componente maschile (-30,7%) in misura maggiore di quella femminile (-24,4%).

La distribuzione percentuale per classe di età mostra che nel 2019 le attivazioni in somministrazione si concentrano in misura maggiore nella fascia under 25 (corrispondente al 22,1% di tutte le attivazioni in somministrazione), con una quota rilevante nei 35-44enni (21,7%). Nel 2019 il forte decremento in termini di variazioni percentuali verificatosi l’anno precedente si rafforza, estendendosi a tutte le classi d’età, con variazioni più alte nelle classi centrali, quella da 35 a 44 anni (-31,6%)) e quella da 30 a 34 anni (-29,8%).

La domanda di lavoro somministrato risulta più alta in alcune Regioni del Centro-Nord: la quota di assunzioni più elevata si registra in Lombardia (25%), seguita a distanza dall’Emilia-Romagna (10,9%), dal Lazio (10,6%) dal Veneto (10,5%). Tra le Regioni del Mezzogiorno la quota più alta di assunzioni è quella registrata in Campania (4,2%) mentre quella più bassa è rilevata in Molise (0,1%). Nel 2019 a fronte di 1 milione 400 mila rapporti attivati in somministrazione, sono 1 milione e 390 mila quelli giunti a conclusione, con una diminuzione del 27% rispetto all’anno precedente.

La causa principale è quella della cessazione a termine del contratto, in cui rientra il 92,1% del totale. Nel triennio 2017-2019, si osserva una diminuzione della quota di tale modalità mentre crescono quelle relative ad altri motivi, in particolare quella richiesta dal lavoratore.

Per il 63,5% dei casi, nel 2019 il rapporto di lavoro in somministrazione non supera i 30 giorni effettivi: in particolare il 24% ha una durata di 1 giorno mentre poco meno del 2% dei rapporti cessati supera la soglia dei 12 mesi.

L’evoluzione del triennio 2017-2019 mostra una riduzione della quota di rapporti in somministrazione di durata non superiore ai 30 giorni (dal 75% al 63,5%), contestualmente a un aumento (dal 25% al 36,4%) dei contratti con durata superiore.

Il numero delle attivazioni e cessazioni dei rapporti di lavoro in somministrazione e quello delle missioni sono sostanzialmente equivalenti.

Nel 2019 a fronte di un volume totale di 1 milione 417 mila missioni attivate, 939 mila si concentrano nel settore dei Servizi (66,3% di quelle registrate nell’anno) e 464 mila nel settore Industriale (32,8%), dove è l’industria in senso stretto (30,5%), piuttosto che le costruzioni (2,3%), a utilizzare il lavoro in somministrazione.

Rispetto a un volume di missioni attivate pari a 1 milione 417 mila unità, nel 2019 si registrano 1 milione 396 mila missioni cessate, con un decremento del 27,5% rispetto al 2018.

Fonte: Ministero del Lavoro