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Cassazione: obbligo di applicazione della decisione europea sopraggiunta nelle more del giudizio di legittimità


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Con l’ordinanza n. 5069 del 05.03.2018, la Suprema Corte afferma che qualora, nelle more del giudizio di Cassazione, sopravvenga una decisione della Commissione Europea, inerente alla materia oggetto di causa, la stessa costituisce ius superveniens, che come tale deve essere applicata, anche d'ufficio. Se ciò comporta, poi, la necessità di accertamenti in fatto incompatibili con il giudizio di legittimità, si impone alla Corte la cassazione con rinvio della sentenza impugnata.

Il fatto affrontato

L’INPS presenta ricorso contro la sentenza della Corte d’Appello che aveva condannato l’Ente previdenziale a rimborsare ad un imprenditore dei contributi legati ad uno sgravio riconosciuto ai danneggiati dall’alluvione verificatasi in Piemonte nel 1994.
Tuttavia, nelle more del giudizio, la Commissione Europea ha sancito che gli aiuti, come quelli riconosciuti alle imprese piemontesi, a determinate condizioni costituiscono aiuti di Stato ed, in quanto tali, sono incompatibili con la discipline del mercato interno.

L’ordinanza

La Cassazione, partendo dall’analisi del rapporto intercorrente tra il diritto UE e quello italiano, statuisce che le decisioni adottate dalla Commissione Europea, seppur prive dei requisiti della generalità e dell'astrattezza, costituiscono fonte di produzione di diritto comunitario, e quindi vincolano il giudice nazionale nell'ambito dei giudizi portati alla sua cognizione, obbligandolo a darvi attuazione, se necessario attraverso la disapplicazione delle norme interne con esse contrastanti.

Qualora tali decisioni costituiscano, poi, ius superveniens, sopravvenuto alla proposizione del ricorso per cassazione, le stesse devono essere applicate, anche d'ufficio e se ciò comporta la necessità di accertamenti in fatto incompatibili con il giudizio di legittimità, si impone alla Suprema Corte la cassazione con rinvio della sentenza impugnata.

Su tali presupposti, la Cassazione ha rinviato alla Corte d’Appello, affinché la stessa verifichi se gli aiuti ricevuti dall’impresa piemontese siano o meno compatibili con la nuova normativa europea in materia di libero mercato.

A cura di Fieldfisher